Il mercato mondiale dei biostimolanti è ormai in continua espansione. Se pensiamo che venti anni fa il volume d’affari valeva “solo” 100 milioni di dollari mentre già nel 2017 aveva superato i 2 miliardi di dollari che, secondo le proiezioni Dunham Trimmer, dovrebbero diventare 3 miliardi di dollari nel 2021, nonostante la stagione a dir poco particolare che ci siamo lasciati alle spalle.
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Quando si parla di “biostimolanti”, però, c’è ancora molta confusione, dato che è un termine del quale si è abusato tantissimo. Accanto ad aziende, come Ilsa, che producono biostimolanti e cercano di fare chiarezza, molte altre attribuiscono miracolose azioni biostimolanti anche a semplici concimi, seppur questi mantengano il “nobile” compito di nutrire le piante.
Ma il “biostimolante” è diverso da un concime, da un fitofarmaco o da qualsiasi altro prodotto. L’effetto di un biostimolante non va ricondotto all’azione nutritiva di azoto, fosforo, potassio o altri meso e microelementi, né tantomeno alla presenza di un principio attivo di natura chimica sintetizzato in laboratorio.
Il nuovo Regolamento europeo in materia di fertilizzanti (Reg. Ue 2019/1009) ha finalmente fatto chiarezza, contemplando anche la categoria dei “biostimolanti” che in precedenza, veniva normata solo dai singoli Paesi. L’Italia, nel suo D.Lgs. 75/2010, normativa che è stata presa come modello da adottare a livello europeo, prevede una classificazione dei prodotti ad azione specifica e in particolare dei “biostimolanti”.
Nel nuovo Regolamento europeo, un biostimolante delle piante è un prodotto con la funzione di stimolare i processi nutrizionali delle piante indipendentemente dal tenore di nutrienti del prodotto, con l’unico obiettivo di migliorare una o più delle seguenti caratteristiche delle colture o della loro rizosfera: efficienza dell’uso dei nutrienti, tolleranza allo stress abiotico, caratteristiche qualitative, disponibilità di nutrienti contenuti nel suolo o nella rizosfera. Inoltre, “il biostimolante deve produrre gli effetti dichiarati sull’etichetta e può essere di natura microbica o non microbica".
In pratica, i biostimolanti sono prodotti di origine naturale in grado di incrementare i parametri produttivi e qualitativi delle colture, limitando le influenze negative degli stress ambientali e permettendo alle piante di esprimere al massimo il loro potenziale.
L’efficienza d’uso dei nutrienti è un concetto chiave che li distingue dai “classici” fertilizzanti, in quanto l’uso dei biostimolanti ha proprio l’obiettivo di ridurre gli input, in particolare l’uso di azoto in forma minerale. Le indicazioni di Ebic (Consorzio europeo dei produttori di biostimolanti, di cui Ilsa è socio fondatore) dicono che i biostimolanti possono aumentare l’efficienza dell’uso dei fertilizzanti fino al 25%. Pensate che con solo il 5% di efficienza in più, in tutta l’Unione europea, si avrebbe una riduzione di circa 550mila tonnellate di azoto minerale, che ogni anno vengono perse nell’ambiente a causa dei fenomeni di lisciviazione e di gasificazione. Ciò, in linea con la strategia “Farm to fork”, inclusa nel grande piano del Green Deal varato dalla Commissione europea che, tra i vari obiettivi, ha quello di ridurre le perdite di nutrienti di almeno il 50% senza che si verifichi un deterioramento della fertilità del suolo. Per questo motivo si prevede una riduzione dell’utilizzo dei fertilizzanti di sintesi (urea, biammonico, nitrati) di almeno il 20% entro il 2030.
I biostimolanti basano la loro azione sull’apporto di specifiche sostanze naturali che, applicate a bassi dosaggi, agiscono direttamente sui processi metabolici delle piante, quali sintesi delle proteine e degli enzimi, moltiplicazione cellulare, efficienza fotosintetica, veloce assimilazione dell’azoto e degli altri elementi assorbiti, regolare svolgimento di tutte le fasi fenologiche. L’efficacia di un biostimolante può essere misurata in termini di incremento della biomassa radicale e fogliare, aumento della percentuale di allegagione, maggiore e uniforme pezzatura dei frutti.
Anche le caratteristiche qualitative (grado zuccherino, percentuale in olio, riduzione di marciumi e spaccature) e la più lunga shelf-life sono parametri che un biostimolante può migliorare sensibilmente, con ulteriori benefici per gli agricoltori che competono sul mercato. E non dimentichiamo l’azione protettiva, cioè l’aumento della tolleranza agli stress ambientali (termici, idrici, da alta salinità o poca luce) che permettono alle piante di esprimere al massimo il loro potenziale anche in condizioni avverse.
Ma in Italia è già possibile verificare quali sono i "veri" biostimolanti riconosciuti dalla legge?
Solo i prodotti ufficialmente registrati come “biostimolanti” possono riportare questa dicitura in etichetta.
Nella sezione “Prodotti ad azione specifica su pianta – biostimolanti” dell’allegato 6 del D.Lgs. 75/2010, è riportato l’elenco delle sostanze riconosciute in Italia come “biostimolanti”. Si tratta di prodotti naturali a base di alghe, idrolizzati proteici di origine animale (con almeno il 10% di amminoacidi liberi), estratti di erba medica, micorrize e, con il D.Lgs 10 luglio 2013 gli “idrolizzati enzimatici di Fabaceae” registrati proprio grazie ad Ilsa, che ha evidenziato la qualità del processo di produzione (idrolisi enzimatica e non chimica), la natura 100% vegetale, la presenza di specifiche molecole biostimolanti (triacontanolo, amminoacidi, vitamine ed altri estratti vegetali) e soprattutto gli effetti dimostrati sulle piante.
Ilsa conta nella sua gamma ben otto prodotti registrati come “biostimolanti” per la legge italiana: IlsaC-ON, IlsaStim+, IlsaLeva, IlsaVegetus, IlsaDurada, IlsaPolicos, IlsaMin N90 e IlsaTermiko.
Se poi aggiungiamo altri due prodotti “ad azione specifica”, come Splinter New (coformulante) e Ilsa Orgamit-R (prodotto ad azione su suolo), otteniamo una top tendi prodotti che, ciascuno per le sue caratteristiche ed effetti, aiutano le piante a far bene il loro lavoro… e gli agricoltori ad aumentare il proprio reddito.
E non va dimenticato che sono tutti prodotti “naturali” e ammessi anche in agricoltura biologica!
Di questi temi se ne parlerà anche in occasione della 2° Biostimolanti conference, organizzata da Fruit communication e Arptra. All’evento, che quest’anno sarà totalmente digitale, per un totale di quattro webinar a cavallo tra febbraio e marzo, sarà presente anche Ilsa attraverso una “suite digitale” dedicata. Vi aspettiamo!
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Fonte: Ilsa