Vuole arrivare a controllare dal seme allo scaffale: Sebastiano Tundo, 33 anni, è riuscito ad organizzare un'intera filiera attorno alla quinoa biologica e oggi collaborano con il marchio Quin® venti aziende agricole più cinque altre aziende che sono partner. Gli ettari coinvolti sono 200, in diverse regioni. Se si pensa che nel 2021 erano solo 60 ettari, il progetto di Sebastiano Tundo sembra avere ingranato la quinta.
La quinoa (Chenopodium quinoa), conosciuta come pseudocereale per via del fatto che è possibile ricavare farina, in realtà è un pianta erbacea della stessa famiglia degli spinaci e delle bietole da coste. È coltivata quasi esclusivamente in Sud America con Perù e Bolivia che la fanno da padroni. Secondo Faostat nel 2020 la produzione mondiale si è attestata sulle 175mila tonnellate con un +120% rispetto a dieci anni prima. La quinoa sta conoscendo una grande popolarità per via del fatto che è considerata un superfood e che è naturalmente senza glutine.
In Italia, prima della filiera organizzata da Tundo, erano in pochissimi a coltivarla. Quin® Italia produce, con quinoa coltivata in Italia in regime di biologico, dai fiocchi di quinoa alla pasta, dai cracker alle gallette di mais fino alla quinoa birrificata. La filiera è aperta anche perché la domanda di prodotti a base di quinoa è in crescita.
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"Per gli agricoltori che volessero provare a coltivare la quinoa e a conferire a noi - ci ha raccontato Tundo quando siamo andati a trovarlo in azienda la cui sede si trova a pochi chilometri da Ferrara, ad Argenta - bisogna dire che è una pianta resistente. Non ha grandi necessità di apporto idrico, l'unica cosa che proprio non tollera è il ristagno. Non risente neanche del cuneo salino. Coltivandola da sei anni posso dire che non abbiamo mai avuto grandi problematiche fitosanitarie. Viene un po' attaccata da peronospora e ci è capitato di dover fronteggiare gli afidi. La cimice asiatica ha dato qualche problema negli anni scorsi, ma comunque nel limite del controllabile. Mai avuto invece problematiche con le micotossine. Lavoriamo in regime di biologico e tutte le aziende agricole che entrano in filiera devono essere certificate biologiche. Quest'anno, nonostante la siccità, la coltivazione non ne ha risentito perché nel periodo in cui servivano le piogge, ci sono state. Ora è in fase di maturazione e non necessita di grandi apporti di acqua. In caso di siccità estrema ne risente la qualità, ma comunque si arriva a raccolta".
Fanno parte della filiera aziende più o meno grandi ma, per il futuro, Sebastiano Tundo vuole puntare su aziende strutturate che possano contare almeno su 5 ettari: "Quando facciamo entrare una nuova azienda agricola in filiera - ha spiegato Tundo - valutiamo le capacità e l'attrezzatura. Ovviamente deve lavorare in biologico. Come macchinari, serve una seminatrice almeno interfilare a 45 centimetri, a dischi, serve una sarchiatrice, mentre per la raccolta va bene la trebbia che si usa per il grano. Proponiamo contratti di filiera, c'è un disciplinare da seguire, delle linee guida per la coltivazione e forniamo un agronomo specializzato che può intervenire in caso di difficoltà. Una volta raccolto il prodotto, ci viene consegnato, noi procediamo alle analisi per micotossine, glifosate e glutine, per essere certi che non ci siano contaminazioni. Poi al resto pensiamo noi".
Oggi collaborano con il marchio Quin® venti aziende agricole più cinque altre aziende che sono partner
Nel 2022 le previsioni di raccolta indicano circa 3mila quintali con 200 ettari di coltivazione. "Normalmente le attese si attestano intorno ai 20 quintali a ettaro, ma dipende dalle annate. Posso dire - ha continuato Sebastiano Tundo - che la Plv si aggira sui 3mila euro a ettaro e che io, nella mia personale azienda dove lavoro seguendo i dettami dell'agricoltura conservativa, ho un costo di produzione fra i 700 e gli 800 euro a ettaro".
L'obiettivo di Sebastiano Tundo, come scritto, è controllare "dal genoma allo scaffale", e infatti nell'Azienda agricola ferrarese c'è in corso la selezione di una nuova varietà che ancora non è pronta. "Cerchiamo - ci ha raccontato ancora l'imprenditore emiliano - una varietà che si adatti meglio alle nostre condizioni climatiche, che sia ancora più resistente alla siccità e che abbia il fotoperiodo giusto. Puntiamo poi a un chicco più grande, bianco e senza saponine. Abbiamo già il nome, ovviamente Quin®".
La quinoa è una pianta resistente
(Azienda Agricola Tundo Sebastiano)