“I consumatori purtroppo ignorano che il seme certificato è il primo anello della filiera agroalimentare ed è il fulcro di un sistema produttivo orientato alla qualità, garantita dall’alta germinabilità e dalla sanità del seme e dalla tracciabilità del raccolto. Chiediamo che il ministro dell’Agricoltura emani con la massima urgenza i previsti decreti attuativi con cui si chiariscano le procedure e le responsabilità del Cra nella certificazione di qualità delle sementi”, ha concluso Marchesini.
Da oltre 6 mesi il settore sementiero attende i decreti attuativi del ministero in materia di certificazione di qualità. Dopo la soppressione nel 2010 dell’Ense confluito dapprima nell’Inran, abolito a sua volta l’estate scorsa nell’ambito della spending review, la certificazione delle sementi è stata attribuita con la legge 228 del 24 dicembre 2012 al Cra, senza tuttavia averne delineato un preciso assetto operativo.
Per legge e fatta eccezione per il settore delle orticole, tutte le sementi commercializzate delle colture agrarie più importanti devono essere ufficialmente certificate. La vendita, l’acquisto e lo scambio di sementi non certificate è illegale, così come sono passibili di azioni legali il commercio, la coltivazione e l’utilizzo non autorizzato di sementi tutelate da privativa varietale.
La difficoltà ad immettere sul mercato sementi certificate può portare a danneggiare la tracciabilità delle produzioni e il controllo della filiera con importanti danni economici che dagli agricoltori e dalle stesse aziende sementiere possono estendersi al sistema distributivo dei mezzi tecnici e dell’industria alimentare.
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Fonte: Assosementi