“Usare semi originali vuole dire avere delle garanzie. Solo chi produce e vende semi originali può garantire al cliente finale una certa resa ed un comportamento della pianta entro parametri certi”. A sostenerlo è Alessio Pigozzi, coordinatore del gruppo Orto wic di Assosementi, al convegno delle 18 aziende del gruppo a Macfrut.

Nel corso del convegno Orto wic si è discusso principalmente di qualità nella filiera orticola. Un percorso fatto di ricerche continue, messo però a rischio dai prodotti non originali.
Usare sementi non originali non è la stessa cosa che comprare una borsa Louis Vuitton taroccata: si possono avere effetti improbabili sul campo, mettendo a rischio il proprio seminato.
I semi di qualità poi sono un investimento: in quanti, ad esempio, comprerebbero macchinari da aziende che non rilasciano la garanzia?

Senza tenere conto delle risorse preziose che il mancato acquisto dell’originale sottrae all’innovazione: “Guai se venisse meno la ricerca – ha ammonito Pigozzifattore che sta alla base di tutte le innovazioni. E dalle innovazioni dei ricercatori derivano vantaggi per ciascun attore della filiera: dal coltivatore, che può avvalersi del materiale genetico più adatto alle diverse condizioni di coltivazione, alla grande distribuzione, che può contare su una migliore shelf life e quindi su di una gestione ottimale del prodotto, al consumatore, che può disporre di prodotti con più elevate proprietà nutritive”.

Già oggi, quando si parla di tutela varietale, lo sviluppo della ricerca genetica supera il 10 per cento del fatturato delle società sementiere. Investimenti che creano a cascata ricadute positive per l’indotto lungo tutta la filiera: “Momenti di incontro come quello di oggi sono importanti proprio per questo – ha concluso Pigozzi – dato che siamo ben consapevoli di dover esercitare un ruolo attivo e propositivo nello sviluppo della filiera, mettendo a disposizione di tutti le nostre conoscenze e creando nuove sinergie a vantaggio dell’intero sistema. L’auspicio è quello di riuscire a condividere con tutti gli attori, IV Gamma e grande distribuzione compresi, percorsi comuni per valorizzare le produzioni e l’importanza del seme di qualità”.

Percorsi che potrebbero ottimizzare le produzioni sementiere italiane, ad oggi molto frazionate lungo una filiera non facilmente controllabile. La qualità delle produzioni nazionali è di buona qualità ma viene consumata per l’80-85 per cento dal mercato interno, pur essendo uno dei maggiori produttori dell’area del Mediterraneo. Un coinvolgimento di tutti gli attori della filiera, dunque, potrebbe dare nuova linfa e nuovi sbocchi all’intero comparto sementiero.

Il punto di vista dei produttori è stato illustrato da Giuseppe Maldini, presidente di Orogel Fresco.
“Finora è stato il mercato a regolare il rapporto tra domanda e offerta, ma la produzione ha bisogno di arrivare in tempi brevi ad accordi di filiera anche sul seme e le nuove varietà”, ha puntualizzato Maldini. ”Inoltre, andrebbe superata l’enfasi eccessiva data in questi anni all’aspetto e alla shelf life del prodotto. Non a caso, oggi al primo posto nella scala dei valori di Orogel Fresco c’è la qualità organolettica".

La Gdo, tramite Claudio Gamberini, responsabile Ortofrutta Conad, ha dichiarato il suo interesse ad approfondire il discorso sulla tracciabilità del seme.
“In Italia non esiste ancora la possibilità di tracciare i prodotti dal seme, operazione che sarebbe utile non solo per le produzioni di alta qualità, ma per tutte quelle che arrivano sul mercato.
Oggi l’offerta ortofrutta nei nostri punti vendita è di qualità, tuttavia non ha niente che la renda distinguibile. Se i prodotti fossero marcati, come nel caso delle mele e banane di chiara fama, sarebbe sicuramente più facile rintracciare un prodotto affidabile sia per il consumatore sia per il distributore”.

Valtiero Mazzotti, direttore generale Agricoltura Regione Emilia-Romagna, ha sottolineato che dal 2000 il legislatore regionale si impegna nel fare della tracciabilità un pre-requisito ineludibile per l’accesso al mercato. Questo impegno ha favorito la nascita di 4 associazioni di produttori per un totale di 3000 produttori che fatturano 4 milioni di euro l’anno.
Davide Vernocchi, membro del Consiglio d’amministrazione di Ortofrutta Italia, ha sottolineato l’importanza di arrivare a una filiera allargata. “Attualmente, al tavolo della filiera orticola siedono la Gdo, i mercati generali e i produttori, ma non la parte sementiera. Si tratta di una grave mancanza, perché questo interlocutore è in grado di rappresentare le potenzialità enormi da sfruttare nell’interesse dell’intera filiera”.

Intervenendo in chiusura, Alessio Pigozzi ha ribadito i vantaggi che l’utilizzo di sementi di qualità tracciabili assicura all’intera filiera orticola. Al di là dei fattori stagionali che possono influire anche pesantemente su caratteristiche qualitative e disponibilità del prodotto, infatti, solo le sementi di qualità riescono a dare ampie garanzie di ripetibilità delle caratteristiche di pregio del prodotto finale. Attualmente, la ricerca dell’industria sementiera punta a conferire ai prodotti orticoli non solamente consistenza e durata sullo scaffale, ma anche gusto, aroma e valori nutritivi in un’ottica di recupero dei valori della tradizione e in linea con le aspettative del consumatore finale.