Rispetto agli scorsi anni si registra una riduzione della produzione determinata, da un lato, dal particolare andamento climatico di quest’anno (il freddo primaverile ha accecato molte gemme produttive). Dall’altra, molti impianti sono a fine carriera e necessitano di essere rinnovati. Ma nella realtà agricola, in questi ultimi anni, si assiste ad un limitato interesse sia nel rinnovo che nel creare nuovi impianti.
In Trentino le zone più vocate per la coltivazione di questo frutto che cresce sulla pianta dell’actinidia, sono la Valle del Sarca, la Vallagarina e la Valdadige, in particolare le aree più calde del fondovalle, meno sensibili alle gelate primaverili e autunnali. La superficie complessiva ammonta a circa 115 ettari.
Il kiwi è una specie molto rustica che non richiede particolari interventi per la difesa fitosanitaria.
L’Istituto agrario, attraverso il Centro per l’assistenza tecnica, da anni si occupa di fornire consulenza ai produttori di kiwi. Le attività spaziano dall’assistenza ai nuovi impianti, alla potatura, ma si concentra soprattutto nel fornire informazioni per migliorare l’impollinazione (e quindi la pezzatura dei frutti). Una pratica molto importante, dato che l’actinidia è una specie dioica, ovvero i fiori maschili e quelli femminili crescono su piante diverse.
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