Gli agromeccanici considerano l'iniziativa un'occasione per promuovere la mappatura e la vendita all’asta di terreni pubblici, che altrimenti sarebbero lasciati all'abbandono, l'accesso alla terra degli under 40, che possono essere supportati con mutui ipotecari e altre agevolazioni, e la ricomposizione fondiaria.
"Tutelando il suolo e favorendo la circolazione di capitali e investimenti, la nuova banca potrà innescare un processo, che coinvolgerebbe tutti gli attori della filiera - compresi i contoterzisti - nello sviluppo dell’agricoltura nazionale" ha dichiarato Aproniano Tassinari, presidente di Uncai, secondo cui “Perdere terre e aziende agricole significa molto più di privarsi di business e denaro”.
Per comprendere quanto i contoterzisti siano coinvolti nel progetto, basta esaminare i numeri. L'11 per cento delle imprese agricole italiane, vale a dire 800 mila ettari di terreno o il 6,2 per cento della superficie agricola utilizzata (Sau) nazionale, è già affidato completamente agli agromeccanici. Inoltre, nel nostro Paese, le aziende che ricorrono al contoterzismo per alcune lavorazioni sono oltre un terzo del totale o, detto in altri termini, 540 mila, il 45 per cento della Sau.
"L'affidamento ad esterni dei processi produttivi sta diventando sempre più la prassi, - ha aggiunto il presidente di Uncai - perchè è effettivamente una scelta strategica per svolgere agricoltura in modo efficiente, come mostrano alcuni studi”.
Il mondo del contoterzismo auspica che la banca delle terre agricole sia non solo un sistema semplice, sicuro e capace di rendere i terreni agrari produttivi, ma anche un banco di prova per il coinvolgimento dei contoterzisti nelle decisioni relative al settore agroalimentare.
Del resto, dal 2014, l'Unione nazionale contoterzisti agromeccanici e industriali collabora con gli agricoltori e Confagricoltura ad un modello di sviluppo agricolo caratterizzato dalla trasparenza della filiera, dalla valorizzazione dei prodotti, dal rispetto dell'ambiente e dei valori etici e sociali.
“Per raggiungere l'obiettivo comune della valorizzazione prodotto, - ha concluso Tassinari - la banca delle terre può davvero essere uno strumento potente nella diffusione di innovazione e modelli imprenditoriali incentrati sulla flessibilità organizzativa delle imprese agricole e sulla volontà di fare sistema”.
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Fonte: Uncai