Necessità di alleggerire la struttura e razionalizzare gli investimenti per assecondare i piani di crescita degli anni passati. Questo è stato il 'must' che ha guidato Same Deutz-Fahr nell'ultimo anno e che continuerà a sostenere le politiche del gruppo trevigliese anche in futuro.
Lo scenario mondiale del mercato, ormai è un tormentone, non è decisamente esaltante. A fronte di una crescita a due cifre per India (+16%) e Cina (+38%), c'è stato un forte decremento negli USA (-20%) e in Europa (-16% in immatricolato, ma -25% in vendite). Male anche i molti dei Paesi emergenti, che hanno affossato Africa (-27%) e America del sud (-20%). In quest'ultimo caso vi è però un segnale positivo da considerare: il calo inizialmente era un secco -50%, poi si è ripreso fino al -20%. Un blocco pressoché totale ha mostrato la Russia (-75%). Nel territorio dell'ex Orso è molto difficile fare affari: forme di protezionismo, diretto e indiretto, chiudono le porte ai giocatori stranieri, come pure rendono complessi e farraginosi anche i processi produttivi. La burocrazia come arma, quindi, in ciò che fu "l'oltrecortina".
E pensare che nel 2008 il mercato aveva mostrato un'impennata di domanda superiore talvolta alla capacità di consegna, inducendo a livello produzione la necessità di acquistare pezzi anche a prezzi elevati. Poi il 2009 ha avuto la battuta d'arresto a causa proprio degli stock del 2008 rimasti invenduti a livello farmer. Ciò a impattato anche le finanze di SDF-Group, il quale aveva investito molto in nuovi impianti (Cina, India, Russia) e tecnologie. Investimenti che hanno comportato quote d'ammortamento importanti e incomprimibili. L'Ebit (margine prima delle tasse) è così crollato dal 54% al 6%. Grosso sforzo quindi per razionalizzare le piattaforme, che ha però comportato un impatto iniziale importante in termini riorganizzativi delle risorse umane. A tutti i livelli, anche manageriali. Il taglio di personale ha permesso però un risparmio di 50 milioni di Euro, come dire aver recuperato 5 punti percentuali di Ebit.
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A dare una boccata d'aria fresca al gruppo ci hanno pensato i ricambi, dato che i costi di garanzia si sono dimezzati rispetto al passato, anche a fronte del passaggio dai 12 ai 24 mesi di garanzia offerta alla clientela. A marzo 2010 i fatturati per i ricambi sono stati da record. L'obiettivo è di passare dai 150 ai 200 milioni di Euro, che con un Gross Margin del 50% circa significa iniettare risorse importante in tutto il sistema. Anche la riorganizzazione dei magazzini ha dato i suoi frutti: da 10 magazzini si è scesi in Europa a uno solo, in Germania, il quale è stato ottimizzato a livello logistico. I codici prodotto da gestire sono infatti circa 200.000: avere più magazzini diveniva complesso e altamente dispendioso. Discorso opposto per esempio in India, dove invece la logistica è scadente e i codici da gestire molti meno: quindi ha molta più logica il mantenimento di più magazzini. L'india ha infatti oggi per SDF un segno più. In Cina, invece, lo stabilimento non è ancora produttivo. Resta il grande vantaggio di avere la vicinanza con lo stabilimento Deutz produttore di motori, che renderà il binomio produttivo e vincente non appena sarà avvenuto il kick-off dell'avventura nel regno dei Mandarini.
Al momento vi sono 208 dealers SDF in Italia. La volontà è quella di orientarsi a dealers di maggiori dimensioni, che trattino 50-70 pezzi l'anno, anziché solo quattro o cinque. Forte l'orientamento di dealer privati, lasciando i Consorzi Agrari argomento in sospeso. Però, vi è da considerare che per questi dealers strategici di grandi dimensioni ci vogliono a catalogo anche le mietitrebbie e macchine specializzate. Strategica quindi appare ora l'apparizione della sudamericana Vassalli per la fornitura del Know-How nelle mietitrebbia rotative a marchio Deutz. Anche i telescopici sono stati lanciati sempre in ottica full-line, più che con una logica di profitto. L'americana JLG, proprio su questo punto, ha dato la distribuzione esclusiva per le gamme agricole a SDF e verranno prodotti "verdi". E non è un caso: Deutz-Fahr è sempre più divenuto nel gruppo di Treviglio il brand 'globale'. E infatti sempre non per caso sono stati messi dal gruppo ben 250 milioni di Euro nel business dei motori. Ma, secondo la legge dei vasi comunicanti, a seguito della crisi generale anche la Deutz ha avuto problemi, problemi di cui ovviamente il gruppo ha dovuto farsi carico. SDF resta comunque azionista di riferimento in Deutz, nonostante voci di mercato che ne vorrebbero intravedere intenzioni dismissionarie. Ci sono al contrario volontà di uniformare i progetti di espansione: per esempio in India, dove si vorrebbero realizzare le prossimità che c'è in Cina fra stabilimento di motori e quello di trattori. Lo sviluppo tecnologico è invece sempre più orientato alla CVT, che vede arrivare nuove macchine da 120 e 140 Cv. Sul tavolo anche il concept dei 350 e 400 Cv.
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SDF-Group in numeri
Nel 2009 il -14% di immatricolato è corrisposto in realtà a un -30% di vendite. La quota del gruppo è però stabile, intorno al 13% di market share mondiale. In Italia la share è del 22%, confermando lo Stivale Paese commerciale d'elezione per il gruppo. Restando nel Bel Paese, in SDF si ritiene l'incentivo alla rottamazione beneficio effimero e di breve durata, mentre servirebbe molto di più lo sblocco dei Psr a livello regionale.
In Africa SDF è passata dall'8% al 15%, nonostante l'incremento di vendite di India e Cina. Nelle mietitrebbie in Europa la MS è del 2,4%. L'obiettivo italiano è di arrivare al 6%, grazie all'introduzione della versione a 5 scuotipaglia convenzionali e alla crescita della versione autolivellante. La rotativa in Italia è infatti solo un segmento minore. Tra i fiori all'occhiello del gruppo, il raggiungimento di livelli d'eccellenza nell'evasione degli ordinativi e del livello di servizio offerto. Rafforzamento anche nel mondo del credito, dove l'indice di finanziamento dei clienti SDF è salito del 15%. Nel primo trimestre 2010 c'è un +11,5% di ordinativi verso lo stesso periodo 2009. Obiettivo è riavvicinarsi ai 950 milioni di Euro. Dopo il picco a 1,2 miliardi di Euro di un paio d'anni fa, vi è stato il calo che ora si cerca di invertire. Nel gruppo si vorrebbe tornare ai livelli precedenti in un triennio. Per la società ci sono le basi per arrivare addirittura a 1,5 miliardi di Euro nell'arco di 5-10 anni.