Oggi, 16 ottobre 2023, festeggiamo la Giornata Mondiale dell'Alimentazione: evento ideato dalla Fao per celebrare e tutelare l'importanza del cibo. E lo vorrei fare partendo da un motto: "L'uomo è ciò che mangia", detta nel 1862 dal filosofo Ludwig Feuerbach (ispirata a sua volta dal trattato del fisiologo Jakob Moleschott). 

 

Una riflessione molto ampia che riguarda l'unità psicofisica dell'essere umano: "i cibi si trasformano in sangue, il sangue in cuore e cervello, materia di pensieri e sentimenti. Il cibo è così fondamento della cultura e del sentimento". E in Italia di questa "fusione" ne sappiamo sicuramente qualche cosa. Poche cose nel BelPaese vengono prese sul serio come il cibo. Forse il gioco del calcio è allo stesso livello. Nella nostra cultura la tavola e la cucina sono legge: non si può scherzare. Il cibo, quindi, va oltre la sua accezione più semplice: tutto quello che si mangia per fornire energia e principi nutritivi, utili a vivere e a placare la fame.

 

Ma perché agli italiani piace così tanto il cibo e piace così tanto parlarne? Perché il cibo è molto di più di quello che sembra. Al suo interno sono presenti tutti i linguaggi, i gusti, le mentalità e le varie differenze che hanno caratterizzato l'Italia lungo tutto il suo viaggio, che affonda le sue radici nella notte dei tempi. Un aspetto culturale e identitario di un Paese e dei singoli territori, e borghi, che lo rappresentano.

 

Cibo: le tante facce

La storia dell'uomo è costellata da diversi modi di mangiare e di diversi alimenti che hanno contraddistinto le varie società e i vari livelli che le componevano. Attraverso il cibo è possibile scattare straordinarie istantanee che danno il quadro sociale, umano ed economico del nostro mondo. Lo possiamo fare anche oggi: il cibo è diventato manifesto della politica, dell'ideologia e della qualità di vita, che comunicano la diversità tra gli uomini.

 

Un'abitudine tutta italiana che stupisce e affascina gli stranieri e che permette al cibo e alla dieta mediterranea di diventare elemento di gioia, arte e di valore oltre qualsiasi cosa. Attenzione però, mangiare all'italiana e seguire la dieta mediterranea non sono sinonimi. Tutto questo è il vero made in Italy agroalimentare: uno straordinario antidoto che ci permette di resistere all'influenza omologatrice del fast food. Omologazione che sta cancellando distintività, tipicità e qualità. Inoltre, sta rendendo il cibo sempre più una commodity e un prodotto dal basso valore, con conseguenze pericolose per l'intera filiera agroalimentare e per chi il cibo lo mangia.

 

Questa giornata è importante anche per ricordarci quanto sia fondamentale oggi compiere scelte giuste a tavola per proteggere le risorse del pianeta, per affrontare la sfida del cambiamento climatico, per garantire il diritto a tutti di sfamarsi e per preservare la salute delle persone.

 

Agricoltore al centro

In questo viaggio così complesso e meraviglioso tra cibo e dieta mediterranea, che inizia dalla ricerca e finisce sulla tavola dei consumatori, l'agricoltore è il garante: della qualità, della territorialità, della biodiversità, dell'innovazione, della sicurezza agroalimentare e della sostenibilità. Un ruolo che spesso risulta sfuocato e poco evidente, e a cui non viene dato il giusto valore.

 

Comunicazione e linguaggio

Il cibo diventa così una forma di comunicazione e di linguaggio straordinaria. Qui però nasce un grande paradosso: chi produce e chi consuma sono molto distanti e parlano in modo diverso. Una distanza che negli anni non è stata colmata e che ha creato un grande buco nero, con spesso conseguenze pratiche disastrose, ancora più aggravate da questo periodo di disinformazione e di sfide immani. È necessario avvicinare queste parti, o meglio metterle in contatto, soprattutto oggi dove gli stili di vita saranno "liquidi", multipli e in continuo cambiamento. Inoltre il futuro del cibo e dell'alimentazione non potrà prescindere dal ruolo dell'agricoltore, come protagonista e custode del mangiare bene, sano e sostenibile.

 

Quale sarà il ruolo del cibo in questa nuova realtà? Il consumo, nella forma più ampia, tenderà sempre più a essere l'immaginario e i prodotti di per sé tenderanno a non favorire la scelta. Il codice e il significato dei cibi avranno un peso enorme per indurre al consumo e farlo durare nel tempo, interpretando i bisogni e i desideri. Questo, sul versante degli stili alimentari, apre la strada ad un nuovo rapporto con il cibo.