L'allarme diramato giorni fa da Assitol sulla condizione di scarsità di olio extravergine d'oliva - che con l'ultima campagna produttiva ha visto crollare la produzione contemporaneamente in tutti i principali Paesi produttori nel mondo a cominciare da Spagna e Italia - è plasticamente dalle cifre sulle giacenze contenute nei Report di Frantoio Italia, compilati dal Dipartimento dell'Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari sulla base dei registri telematici dell'olio per conto del Ministero per l'Agricoltura.
E se l'Associazione degli industriali dell'olio ha lanciato un appello al razionamento sul mercato al consumo in vista di una prossima annata che non si annuncia esaltante, basta guardare ai prezzi lievitati fino ad oltre il 67% in un anno, per capire che l'invito al razionamento viene già dai mercati all'origine e all'ingrosso.
Giacenze in profondo rosso
Le giacenze complessive di olio extravergine d'oliva in Italia al 21 aprile 2020 erano di 247.580 tonnellate, mentre a fine aprile 2021 risalivano - se pur di poco - a 250.774 tonnellate. Poi al 30 aprile 2022 si tornava in calo a 246.406 tonnellate, un po' meno del 2020, ma si trattava di un'oscillazione ancora ben al di sopra della soglia di rischio.
Infine arriva l'infausta annata olivicolo olearia targata 2022, che porta le giacenze al 30 aprile 2023 a sole 204.879 tonnellate: 41.527 tonnellate in meno dello stesso fine mese del 2022, in termini relativi un -16,85% sull'anno prima, ma non solo.
Vengono così inanellate due annate complessivamente di scarica, almeno ai fini della produzione in frantoio. E, cosa ben più grave queste cifre incorporano non solo la produzione nazionale, ma anche l'import, sia comunitario che extracomunitario.
Un dato che ovviamente non potrà che diminuire ancora fino alla prossima campagna molitoria, sulla quale però incombono peraltro i rischi legati ad un clima tanto incostante quanto poco rispettoso delle condizioni meteo ideali per questa coltura.
Prezzi in rialzo del 50% su base annua
I riflessi sui prezzi di mercato non si fanno attendere. Ismea registra il prezzo medio all'origine dell'olio evo alla terza settimana di maggio 2023 in 6,48 euro al chilogrammo: in aumento dell'1,8% sulla seconda settimana di maggio 2022, risulta lievitato sulla terza settimana del 2022 del 50,1%, segno che qualcosa nel frattempo è cambiato.
E il risultato non cambia di molto, analizzando una singola piazza all'origine, al tempo stesso molto rappresentativa della produzione nazionale e anche decisamente competitiva: Bari.
In condizioni di raccolto ancora normali, l'anno scorso, il 16 maggio 2022 per la precisione, Ismea rilevava sulla piazza di Bari un prezzo medio per l'olio extravergine di olive pari a 4,35 euro al chilogrammo. Ecco cosa succede un anno più tardi a Bari, dove Ismea rileva il 15 maggio 2023 un prezzo medio per lo stesso prodotto di ben 6,33 euro al chilogrammo: +45,5%. Sui prezzi non incide solo la scarsità, è bene ricordarlo, ma anche il tentativo di recuperare i maggiori costi dovuti allo shock della guerra in Ucraina, pertanto aumentano in maniera più che proporzionale rispetto alla riduzione dell'offerta.
Non va meglio coi prezzi all'ingrosso: alla Borsa Merci di Bari, martedì 23 maggio 2023, a seguito di un ulteriore aumento, l'extravergine alta qualità con acidità inferiore allo 0,4% si è portato a ben 6,80 euro al chilogrammo sui minimi e 6,90 sui massimi, prezzo medio 6,85 euro al chilo. E manco a dirlo, il 24 maggio 2022, giusto un anno fa, sempre in Borsa Merci Bari, la stessa qualità di Evo languiva a 4,25 euro al chilo sui minimi e 4,45 sui massimi, prezzo medio 4,35: significa che in un anno il prezzo più rappresentativo d'Italia dell'olio Evo nazionale sul mercato tra i più competitivi del mondo è aumentato di 2,50 euro al chilogrammo ovvero del +57,5%.
In Borsa merci Milano, i listini dell'Associazione Granaria per l'olio Evo d'importazione comunitaria, prevalentemente spagnolo, seguono lo stesso trend: il 24 maggio 2022 i prezzi oscillavano tra i 3,75 euro ed i 3,95 euro al chilogrammo, prezzo medio 3,85 al chilogrammo, valori che diventano di 6,30 - 6,60 il 23 maggio 2023, prezzo medio 6,45 euro al chilo, cresciuto in un anno di 2,60 euro al chilo, ovvero del +67,53%.
Il mercato ha già lanciato il suo segnale
Il mercato sta dando chiari segnali, i prezzi in aumento sono un implicito invito al razionamento. In ogni caso, l'allarme lanciato da Assitol lo rafforza, ma basterà? Il rischio di rimanere senza bottiglie di olio sugli scaffali frenerà la corsa al 3 per 2 della grande distribuzione organizzata?
Sono interrogativi destinati - per ora - a rimanere senza risposte e che giungeranno ancora una volta solo a tempo debito e dal mercato. E che esigono delle risposte sul piano produttivo di lungo periodo e di largo respiro: argomenti che potranno essere contenuti solo in un nuovo Piano Olivicolo Nazionale che non sia calato dall'alto ma condiviso con le organizzazioni agricole e il mondo delle organizzazioni di produttori.