D'obbligo questa settimana parlare di Nutriscore.

La storiella che mi viene in mente è la seguente: un caro amico afflitto da problemi di salute si recò dal medico che gli consigliò di smetterla per una buona volta con i caffè corretti (ne beveva una decina al giorno). Lui, assolutamente ligio alle raccomandazioni del medico, arrivava al bar e ordinava un caffè - e una grappa.

Il Nutriscore più o meno funziona così.

 

L'amico Andrea Ghiselli, grande scienziato e sempre onesto divulgatore, sui social si è prodigato con la sua consueta schiettezza a spiegare i paradossi del Nutriscore. Un sistema che quando adottato troverà di certo una splendida declinazione nelle strategie di marketing agroalimentare, forse non un eguale effetto nel combattere gli effetti dell'iperalimentazione.

 

Il semaforo del Nutriscore (5 colori dal rosso: proibitissimo al verde: OK - 5 lettere da A ad E) potrà allora dare il via libera incondizionato ad una pizza industriale, ad un hamburger del centro commerciale con la sua porzione di patatine fritte, a un sandwich confezionato. Come racconta Ghiselli: "una salsiccia del salumiere sarà rossissima ma una confezione industriale con una salsiccia e il suo purè diventa immediatamente verde".

 

Il Nutriscore degli arguti nutrizionisti d'Oltralpe (su di loro abbiamo già scritto, in tempi non sospetti) è infatti calcolato su 100 grammi di prodotto e "corretto" secondo negoziazioni. Un vero pataracchio. Sempre nella lista dei prodotti con semaforo verde troveremo ancora gli energy drink, le bibite light, i preparati per la prima colazione.

 

In un supermercato belga ho trovato anche un concentrato proteico per culturisti: semaforo verdissimo (in una settimana avrebbe fatto scoppiare il fegato a un cavallo). Mi viene come un dubbio: mica che tutta questa storia sia una trovata di una certa lobby che vuol favorire il cibo industriale, forsanche quello sintetico? "No, sto diventando anche io un complottista". Vado a bermi un caffè corretto.