E qui veniamo ai nostri temi: come si modificheranno i consumi alimentari?
Di certo abbiamo visto come molte persone (ovviamente) hanno modificato il modo di fare la spesa e dedicato molto più tempo alla cucina. E questo ha comportato un radicale cambiamento del mercato alimentare. I consumatori si sono rivolti alla distribuzione di vicinato, dai piccoli supermercati ai negozi tradizionali e specializzati. Le consegne a domicilio, effettuate dalle grandi catene (tempi di attesa di una spesa anche 20 giorni in alcune aree del paese) come dal fruttivendolo sotto casa si sono moltiplicate. In questo caso il Covid-19 non ha fatto che accelerare dei processi che erano già chiari e avviati: in Italia e in Ue la popolazione invecchia, aumenta la popolazione "time poor/money rich" (poco tempo e molta moneta), in genere i consumatori sono meno disponibili a visitare le iper-superfici di vendita che, oramai, han fatto il loro tempo.
Per la cucina il processo non era invece per niente delineato - e forse qualche cosa di questo periodo rimarrà nelle abitudini. In questi mesi la gente è tornata a cucinare impiegando più alimenti di base e freschi. Per esempio è aumentato il consumo di frutta e verdura da preparare: secondo i dati Nielsen si è registrato un incremento delle vendite del +18,2% in marzo. Una particolare attenzione è stata riposta anche alle caratteristiche qualitative: i prodotti ortofrutticoli bio hanno avuto, sempre in marzo, un balzo del +24,8% (fonte: AssoBio/Nielsen). Notevole anche l'interesse verso i prodotti nazionali e locali - chi è del settore stima perlomeno un +25%. Bene anche prodotti Dop/Igp etc. Insomma la gente ha ricercato prodotti da trasformare a casa, magari freschi, di prevalente buona qualità e provenienza nazionale e locale.
Insomma: guardiamo il bicchiere mezzo pieno. Che è meglio.