La ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova lancia con queste parole un appello ad abbandonare il sottocosto nell'ortofrutta italiana nelle grandi catene di distribuzione, nel corso del suo intervento al cinquantenario dell'Unione nazionale Italia ortofrutta.
Spegne cinquanta candeline Italia ortofrutta Unione nazionale, e compie così un traguardo storico importante festeggiando all'Hotel Aldrovandi a Villa Borghese a Roma. Alla cerimonia erano presenti le 140 Organizzazioni di produttori associate, le associazioni sindacali, istituzioni, e oltre alla ministra Bellanova anche l'ex ministro Paolo De Castro.
"Nel nostro paese oggi sono presenti 304 Organizzazioni di produttori, di cui 292 con programmi operativi, che rappresentano 6,4 miliardi di produzione organizzata (55% dell'ortofrutta italiana), interessano il 32% della superficie nazionale e il 56% delle quantità totali" ha detto il direttore dell'Unione nazionale Vincenzo Falconi. "Le Organizzazioni di produttori italiane si manifestano sempre più come imprese guida che servono non solo a orientare l'intero settore ma anche chi non si riconosce nel sistema organizzato. Non a caso infatti negli ultimi otto anni è cresciuta sensibilmente anche la loro capacità di intercettare e vendere anche il prodotto dei non soci (più 70 milioni di euro l'anno)".
Tra i punti messi in evidenza da Falconi, oltre alla necessità di definire regole reciproche ed uniformi per tutti i prodotti che sono commercializzati nell'Ue e la poca marginalità con effetti sulla competitività, anche l'approccio al mercato: "Il settore - ha precisato - deve tornare a interpretare il mercato, aprire nuovi sbocchi in modo veloce e soprattutto lavorare per ridare valore al prodotto ortofrutticolo, che negli ultimi anni è stato fortemente penalizzato dalla politica del basso costo della grande distribuzione".
Sotto la lente anche la volontà di puntare sulla tecnologia e la ricerca: "Abbiamo bisogno di recuperare un rapporto di consumo con le nuove generazioni e di investire in progetti di educazione alimentare. Occorre rendere più fluido il trasferimento delle innovazioni e delle conoscenze in azienda, lavorando affinché tali innovazioni siano made in Italy".
Il punto centrale, probabilmente, lo tocca però la ministra Bellanova quando fa presente che pubblico e privato devono lavorare insieme per creare "una vera alleanza con il consumatore", dal momento che i cittadini completano "la filiera e influenzano gli acquisti. Se invece viene abituato al sottocosto, ci perdiamo tutti. E ci perde anche la salute pubblica. Il messaggio che deve passare è quello secondo cui chi consuma italiano può spendere di più e mangia meglio. Tutti noi sappiamo che qui in Italia abbiamo un sistema di controllo unico, e una grandissima capacità di produrre rispettando l'ambiente. Tutto ciò comporta, ovviamente, un costo superiore rispetto ad altri paesi. Dobbiamo comunicarlo alle persone per cercare di restituire dignità alle nostre produzioni ortofrutticole, e difendere il made in Italy sul mercato italiano e internazionale".
"Il nostro settore ha bisogno di un cambio di passo - conclude Falconi - è necessario incoraggiare le relazioni tra imprese, e puntare a nuovi mercati di sbocco, pensando anche a una rimodulazione degli aiuti che oggi è in media del 50% del programma operativo; si potrebbe disporre di un contributo aggiuntivo in favore delle azioni che portano a essere più competitivi come per esempio investire sul capitale umano o sulla ricerca e lo sviluppo".