Numerose opere storiche, scientifiche, poetiche e pittoriche, a partire dal 1300, testimoniano la disponibilità di una vasta variabilità ampelografica, caratteristica peculiare della viticoltura italiana, anche se negli ultimi decenni si sta assistendo ad una progressiva riduzione del numero di varietà coltivate. La viticoltura non ha subito grandi modifiche, fino alla comparsa della fillossera che, al termine del XIX secolo, recò notevoli danni al patrimonio viticolo e la necessità di reimpiantare i vigneti e causando la prima, importante, erosione genetica.
Tale fenomeno è proseguito e si è accentuato nella seconda metà del 1900, all'interno dei processi evolutivi del settore vitivinicolo, in particolare con il passaggio alla viticoltura specializzata, con i successivi vincoli imposti dall'istituzione delle Denominazioni d’origine e dai vari regolamenti comunitari e nazionali che limitano l’impiego delle varietà.
L’Italia comunque ospita tuttora la maggiore variabilità viticola, con il doppio dei vitigni coltivati in Francia ed il triplo di quelli della Spagna. Questo ha comportato nel tempo l’esigenza di caratterizzare e classificare le diverse varietà, ad opera di valenti ampelografi che negli ultimi tempi possono avvalersi delle più recenti tecnologie genetiche.
L’incontro del 21 settembre prossimo servirà per fare un bilancio della situazione attuale e delle opportunità oggi disponibili per la caratterizzazione dei vitigni.
Al termine dei lavori verrà inaugurata la mostra: “Uve del gGermoplasma toscano”, curata da Roberto Bandinelli e Paolo Storchi, che resterà aperta fino a giovedì 5 ottobre 2017, con ingresso libero dalle 15.00 alle 18.00.
Scopri i dettagli dell'incontro "Scienza ampelografica ed evoluzione della biodiversità viticola"
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Fonte: Accademia dei Georgofili