L'Italia è il primo produttore in Europa di tabacco e il quattordicesimo al mondo, con la Cina che domina la classifica. Le 2.500 imprese agricole del settore lavorano 15mila ettari e producono 50mila tonnellate di prodotto grezzo all'anno. Il primato dell'Italia nel settore è però a rischio. Nel 2010 sono terminati gli aiuti accoppiati previsti dalla Pac e tutto il settore ha subìto un forte mutamento.

"La filiera del tabacco si è ristrutturata e razionalizzata", spiega ad AgroNotizie Gennaro Masiello, presidente dell'Organizzazione nazionale tabacco e di Coldiretti Campania, la Regione che produce più tabacco in Italia con il 30% del volume totale.
"Le imprese agricole sono passate da 6mila a 2.500. I piccoli produttori, che magari non prestavano troppa attenzione alla qualità, sono usciti dal mercato che è ormai molto selettivo. Alcuni agricoltori poi, in età avanzata, hanno deciso semplicemente di chiudere o di fare altro".

Masiello, qual è l'importanza degli accordi di filiera con le aziende trasformatrici?
"Per superare il momento di transizione dal punto di vista degli aiuti accoppiati sono stati fondamentali gli accordi stretti tra il ministero e le manifatture, in primis Philip morris, ma anche British american tobacco e Sigaro toscano. In queste ore siamo in un limbo perché questi contratti sono scaduti e fino ad oggi solo Pm e Sigaro toscano hanno rinnovato".

Il futuro è dunque negli accordi di filiera?
"Il modello che noi auspichiamo è proprio questo: un rapporto diretto tra la manifattura e l'agricoltore, come avviene con Pm, che dia sicurezza a chi produce tabacco e a chi lo lavora. Mi auguro che in futuro questa pratica venga adottata da tutte le manifatture in modo da accorciare la filiera".

L'anno scorso avete introdotto l'accordo interprofessionale tabacco, può farci un primo bilancio?
"L'interporfessione è estremamente utile per garantire che la filiera sia efficace ed efficiente nel rapporto con il mercato e rispettosa di regole comuni che evitino la concorrenza sleale. Venendo meno il riferimento degli aiuti accoppiati e caduta anche la regolamentazione del comparto. Come Ont ci siamo preoccupati di mettere in campo un modello di regole e sollecitare i controlli".

Spesso si dice che il tabacco italiano è tra i migliori al mondo, è davvero così?
"Il nostro tabacco è ottimo non solo per le qualità espresse, ma anche per la capacità delle imprese italiane di garantire un prodotto costante nel tempo. Il sistema di regole a cui dobbiamo attenerci inoltre garantisce un tabacco con i migliori standard a livello di utilizzo di prodotti fitosanitari e delle tecniche agronomiche”.

Ad una qualità superiore corrisponde un costo maggiore, il mercato ve lo riconosce?
"In parte sì, ma stiamo lavorando per fare di meglio".

Come vi confrontate con i bassi costi del lavoro dell'Europa dell'Est?
"E' un problema che stiamo affrontando. Ci stiamo impegnando costantemente ad abbassare i costi di produzione, pur mantenendo alto il livello qualitativo. Dall'altro chiediamo che il mercato ci riconosca un giusto prezzo".