Coldiretti sale sulle barricate per il prezzo del grano duro, calato notevolmente negli ultimi mesi. Fenomeno coinciso da continui arrivi di grano duro nel porto di Bari, destinato per lo più all’industria della pasta.  Nel frattempo le semine di frumento duro nella campagna 2015-2016 sono aumentate in tutta la penisola.

E se Coldiretti parla di anomalia, dall’industria della pasta si sottolinea che oggi il mercato del grano torna competitivo, dopo un’annata 2014-2015 decisamente fuori norma per prezzi elevati e fenomeni inediti, come quello dell’esportazione del grano duro italiano verso il Nord Africa.

AgroNotizie su tanto ha sentito Emilio Ferrari, responsabile acquisti grano duro di Barilla. Il gruppo ha un importante stabilimento al Sud, a Caserta, dove per altro è impegnato con il marchio Voiello nel contratto di filiera Grano Aureo.

“Le semine di grano duro in Italia sono terminate da tempo, grazie anche all’andamento climatico favorevole e sono aumentate in tutto il bacino del Mediterraneo ed anche in Italia – conferma Ferrari, che spiega – perché in questo momento è la commodity che da più soddisfazione, assicurando un prezzo maggiore di 70 euro alla tonnellata rispetto al grano tenero”.

Ferrari, le semine secondo voi quanto sono cresciute in Italia sulla campagna 2015-2016?
"Se in Italia si registra una contrazione delle semine di grano tenero e di mais, il frumento duro vede incrementi significativi: stimiamo una crescita delle semine al Nord Italia del 20%, in una forchetta tra il 5 ed il 10% al Centro ed un segno più al Sud che oscilla tra il 3 ed il 5%, che viste le già notevoli dimensioni della coltura nel meridione non mancherà di avere effetti significativi sui prossimi raccolti".

Eppure Coldiretti parla di importazioni eccessive, anomale: quanto pesa normalmente il grano italiano nella produzione di pasta?
"L’industria della pasta alimentare in Italia importa in media il 40% della materia prima. Barilla, invece, in virtù degli accordi di filiera sul territorio nazionale, si tiene intorno al 30%. Ma le dico anche che esportiamo il 50% della pasta che produciamo, quindi, alla fine, esportiamo in termini di pasta non solo il grano importato, ma almeno un 10% di grano italiano".

Ma ci sarà un’anomalia su quanto avviene oggi nei mercati e nei porti oppure no?
"Guardi, semmai l’anomalia c’è stata all'inizio della campagna 2015, con un mercato internazionale teso e fermo a causa di aspettative negative sui raccolti in alcune aree del mondo, con il prezzo del grano duro che in estate si teneva sui 350 euro alla tonnellata, un valore molto alto, e anche con una forte domanda proveniente dal Nord Africa, area geografica verso il quale i nostri agricoltori hanno esportato, secondo nostre stime, non meno di 300mila tonnellate di frumento duro. E’ possibile che questi valori abbiano spinto le semine in Italia, decise verosimilmente in autunno. Oggi invece il mercato registra una maggiore competitività, con prezzi del grano che calano verso i 250 euro tonnellata e con una ripresa delle importazioni  con ritmi vicini alla media storica".