La reintroduzione, avvenuta a dicembre scorso con la Legge di stabilità, dell’obbligo di comunicazione all’Amministrazione finanziaria delle operazioni ai fini Iva (il cosiddetto “Spesometro”) per i piccoli produttori agricoli, quelli, cioè, che non superano i 7 mila euro di vendite l’anno, è una misura fortemente penalizzante. Infatti, accresce la burocrazia, aumenta i costi e rischia di mettere in ginocchio le imprese. Per questo motivo Confagricoltura condivide e apprezza le iniziative avviate in Parlamento affinché il Governo proceda all’eliminazione di tale oneroso obbligo.

Da tempo Confagricoltura denuncia come si sia in presenza di un ulteriore e gravoso adempimento burocratico che potrà avere effetti devastanti per le piccole aziende agricole, che saranno costrette a registrare tutte le fatture d’acquisto e le autofatture di vendita. Con l’aggravante di dover inviare in modo telematico l’elenco di tali operazioni. E questo comporterà, inevitabilmente, spese aggiuntive da parte dell’agricoltore, già alle prese con non poche difficoltà di ordine burocratico.

"Basti pensare - rimarca Claudio Cressati, presidente di Confagricoltura del Friuli-Venezia Giulia - che un’azienda agricola italiana per assolvere a tutti gli adempimenti burocratici imposti spende, in media, 2 euro ogni ora di lavoro, 20 euro al giorno, 600 euro al mese, 7.200 euro l’anno. Inoltre, occorrono otto giorni al mese per riempire le carte richieste dalla Pubblica amministrazione centrale e locale. In pratica, cento giorni l’anno".