Sembra di essere tornati alle prime scaramucce sulle quote latte, fra chi diceva che in Italia non si sarebbero applicate e chi affermava il contrario. Poi si sa come è andata a finire. Adesso tocca a i nitrati. Prima l'attesa di anni, poi qualche timido intervento normativo, per accorgersi infine, dopo venti e passa anni, delle catastrofiche conseguenze sulle aziende agricole.  E da quel momento partono le richieste di deroghe e di rinvii. Sino all'ultima, quella decisa a dicembre con la legge di Stabilità, che ha rimandato tutto al 2014. La legge è lì e parla chiaro, la direttiva Nitrati si applicherà fra un anno. Altrettanto chiara è la risposta contraria di Bruxelles e le Regioni coinvolte sono preoccupate sulle conclusioni della vicenda. Tanto che hanno annunciato, Emilia Romagna in testa, di non accettare il rinvio. E in mezzo, fra Bruxelles, Roma e Regioni, ci sono gli allevatori, che non sanno più cosa fare. Tanto che un centinaio di loro, aderenti a varie organizzazioni agricole (Confagricoltura, Cia, Copagri) hanno manifestato nei giorni scorsi sotto le finestre della regione Emilia Romagna per esternare le loro preoccupazioni. Ha fatto sentire la sua voce anche Agrinsieme, la neo organizzazione che raggruppa rappresentanze professionali (Coldiretti esclusa) e cooperative, che ha invitato Regioni e Governo a trovare un via di uscita, che metta d'accordo Roma e Bruxelles. Scendono in campo anche Cia, Confagricoltura e Copagri dell'Emilia Romagna, che replicano alle accuse che l'assessore regionale all'Ambiente, Sabrina Freda, ha rivolto al mondo agricolo. Non si può accusare l'agricoltura, dicono le rappresentanze degli agricoltori, se prima non si verifica l'incidenza degli scarichi di impianti di depurazione in prossimità delle stazioni di monitoraggio. Il rischio, mentre noi ci perdiamo in discussioni, è che nel frattempo la Commissione europea decida di sanzionare l'Italia e in seguito gli stessi agricoltori per il mancato rispetto delle norme.

 

Le risposte

Quale sarà l'atteggiamento di Bruxelles è cosa che preoccupa anche le Regioni dell'area padana. Lo ha ricordato agli agricoltori l'assessore all'Agricoltura dell'Emilia Romagna, Tiberio Rabboni, che incontrando i manifestanti ha riassunto il contenuto della lettera che le quattro regioni interessate hanno inviato ai ministeri dell'Agricoltura e dell'Ambiente. Nella lettera c'è l'invito a rispondere ai rilievi mossi da Bruxelles e alla rapida conclusione degli studi in corso, indispensabili per una proposta di revisione delle aree vulnerabili. Intanto la decisione unanime di Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto è quella di sospendere il rinvio previsto dalla legge di Stabilità. Chi la spunterà in questo braccio di ferro fra regioni, Roma e Bruxelles? Non si sa. L'unica certezza è che a rimetterci saranno gli allevatori, sballottati fra un sì e un no. Proprio come per le quote latte, tanti anni fa.