Anche in Italia la crisi economica rischia di essere aggravata dall'allarme cibo lanciato dalla Banca mondiale. Il Belpaese importa, infatti, l'80 per cento della soia, quasi la metà del grano e circa il 20 per cento del mais, le materie prime agricole oggetto dei forti rincari per effetto del crollo della produzione mondiale dovuto alla siccità.

Coldiretti commenta così l'allarme della Banca mondiale sui valori massimi raggiunti dalle quotazioni di mais e soia. A spingere le quotazioni verso l'alto, con il mais che ha superato di molto gli 8 e la soia che è ben sopra i 17 dollari per bushel al Chicago Board of trade, è stato il ridimensionamento dei raccolti mondiali del mais a 829.1 milioni di tonnellate a causa del crollo per la siccità nelle campagne che hanno colpito gli Stati Uniti, i Balcani e il Mar Nero ma anche l'Europa dove la produzione stimata è di 58,1 milioni di tonnellate di mais per effetto del crollo in Italia (-30 per cento), Ungheria e Romania. "L'andamento dei prezzi delle materie prime agricole sta provocando - sostiene la Coldiretti - effetti sui mercati internazionali dove si prospetta una ripresa dell'inflazione, ma è allarme anche per il commercio internazionale con il rischio di mancata consegna delle forniture con effetti drammatici sulla disponibilità di cibo nei Paesi poveri e della sicurezza sociale in Paesi come la Libia o l'Egitto, forti importatori di grano, e si teme il ritorno della guerra del pane".

Oltre al clima, sull'aumento dei prezzi pesano anche "i cambiamenti strutturali come ha evidenziano - precisa la Coldiretti - l'ultimo rapporto Ocse-Fao secondo il quale la produzione agricola deve crescere del 60 per cento nei prossimi 40 anni per far fronte all'aumento della domanda della maggiore popolazione mondiale, alla richiesta di biocarburanti e alla crescita dei redditi in Paesi come la Cina che spinge al maggiore consumo di carne e, quindi, di mangime per gli allevamenti".

"L'Italia deve difendere e valorizzare il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile in una situazione in cui già adesso circa la metà dei prodotti alimentari sono importati" sostiene il presidente della Coldiretti Sergio Marini. Il 46 per cento degli italiani è infatti preoccupato che la produzione di cibo non sia sufficiente a soddisfare il fabbisogno della popolazione anche per effetto del calo della terra coltivata, secondo un'analisi della Coldiretti sulla base dei dati Eurobarometro del luglio 2012. "La preoccupazione degli italiani - conclude la Coldiretti - è superiore a quella della media dei cittadini europei che si ferma al 43 per cento anche se i più allarmati sono i greci con il 94 per cento, i più colpiti dalla crisi tra gli europei".