Anno nero per i produttori di castagne. La siccità prolungata ha infatti amplificato gli effetti deleteri del cinipide, rendendolo più dannoso e creando un mix di effetti negativi che porterà a una raccolta molto 'magra' con cali generalizzati dell'80 per cento rispetto all'ordinario e intere zone in cui non si raccoglierà affatto. Oltre al danno economico, che ammonta a decine di milioni di euro, nelle zone più vocate dello Stivale si teme anche per il rischio incendi sui castagneti sempre più spesso abbandonati, perché non produttivi. Lo afferma la Cia, Confederazione italiana agricoltori.
A pagare più di tutti è la zona del viterbese, dove la produzione raccolta arriva a sfiorare lo zero assoluto, mentre in Campania si stima una stagione con il 70 per cento in meno di raccolto. E proprio in queste aree, le più vocate, a farne le spese sono produzioni d'eccellenza come la Dop di Vallerano (Vt), e le Igp di Montella e di Roccadaspide.
Si prevede, quindi, una stagione in 'rosso' per le oltre 34 mila imprese del comparto, che tra il 1999 e il 2007 hanno potuto contare su una produzione pari a un valore medio di ben 46 milioni di euro sui campi. "Oggi - conclude la Cia - tante di queste realtà produttive non riescono a recuperare gli alti costi di produzione e spesso sono costrette ad abbandonare i castagneti. E' per questo che al disastro economico e sociale si unisce un elevato rischio ambientale, costituito dai tanti ettari di bosco di castagni che non possono più contare sulla manutenzione e sul presidio dell'agricoltore, che svolge il ruolo insostituibile di guardiano del patrimonio boschivo, evitando non solo i roghi, ma anche i possibili fenomeni di dissesto idrogeologico che si innescano con facilità su suoli che hanno subito un incendio e successive precipitazioni fuori dalla norma. Un timore quanto mai fondato in una stagione come questa, in cui caldo torrido e siccità hanno ridotto in cenere una superficie doppia rispetto allo scorso anno, perdendo 35 mila ettari dall'inizio dell'anno".
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Fonte: Cia