Oltre al Parmigiano Reggiano e al Grana Padano, il terremoto in Emilia rischia di colpire duramente altre produzioni importanti del territorio.

A pochi giorni dall'apertura della stagione delle albicocche e delle pesche, infatti, la regione che produce il 17% della frutta italiana potrebbe perdere il 10% del prodotto. Il caos che il terremoto ha creato nelle campagne della Bassa modenese e dell'Alta ferrarese, insieme ai danni subiti dai laboratori di conservazione e lavorazione aziendale, fa temere per l'efficienza delle operazioni di raccolta, di trasformazione e di distribuzione di una filiera di qualità come quella della frutticoltura emiliana.

L'allarme viene dalla Cia - Confederazione italiana agricoltori, che sta effettuando un monitoraggio delle imprese agricole maggiormente danneggiate dal sisma.

L'agricoltura, quindi, non paga solo le conseguenze dirette del terremoto, stimate complessivamente per 500 milioni di euro. Ad allungare la lista dei danni saranno gli effetti degli stop alla produzione o delle difficoltà di svolgimento delle normali operazioni agricole, come la raccolta della frutta, appunto.

"Proprio in questo periodo -spiega la Cia- nei territori colpiti dal sisma si sta terminando la raccolta delle fragole, mentre si è nel pieno della stagione delle ciliegie e ci si prepara a giorni a quella di albicocche, pesche e nettarine".

Si registrano soprattutto difficoltà per il reperimento della manodopera per la raccolta, oltre a un'inevitabile lentezza nelle varie attività agricole e di distribuzione, a causa del panico generale che ha investito le zone colpite dal sisma.

 

L'iniziativa della Cia

L'organizzaizone sta lavorando a mettere in connessione le varie aziende distribuite sul territorio, creando un'efficiente rete di aiuto reciproco tra agricoltori, in modo da evitare i blocchi di produzione, che rischiano, soprattutto nel caso della frutta fresca, di far marcire il prodotto. In questo modo un'azienda che, per esempio, ha avuto danni al laboratorio di trasformazione e conservazione degli alimenti, può 'appoggiare' il proprio raccolto nell'azienda agricola del 'vicino', magari lasciandogli una parte del prodotto. Restaurando così una sorta di 'baratto della solidarietà', che vuole limitare i danni in tutti quegli ambiti produttivi che fanno grande il settore primario delle province di Ferrara, Modena e Mantova, che da sole producono il 6% del valore della produzione agricola nazionale.

 

La frutticoltura in Emilia

La filiera frutticola emiliana è importante e di qualità: la Cia ricorda che ben il 50% delle pesche proviene proprio dalla Regione segnata dal sisma, così come il 15,8% delle ciliegie. Per quanto riguarda le pere, addirittura l'80% della produzione made in Italy si concentra proprio nell'area compresa tra la provincia di Modena, di Ferrara e una parte di Bologna: il territorio più al centro delle cronache in questi giorni.