Nuovo record negativo per la disoccupazione a marzo: secondo le ricerche dell'Istat, le persone senza lavoro sono aumentate del 2,7% rispetto a febbraio (66 mila unità) e del  23,4% rispetto a marzo 2011(476 mila unità). Il tasso globale di disoccupazione, sempre a marzo 2012, si è attestato al 9,8%, in aumento di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di 1,7 punti rispetto all'anno precedente. E se va male agli italiani in generale, va malissimo ai giovani: 35,9%, nella fascia di età compresa tra i 15 ed i 24 anni, non hanno infatti un'occupazione.

 

Il ritorno alla terra

Cosa fare, dunque? Tra giovani rassegnati a non trovare mai lavoro e che ormai hanno smesso di cercarlo (i cosiddetti 'inattivi'), chi si inventa mille lavoretti per sbarcare il lunario e chi se ne va all'estero appena possibile, ci sono anche quelli che fanno una scelta apparentemente controcorrente: tornare alle campagne, con i loro ritmi, le loro attività e, perché no, le loro gratificazioni.

Non si tratta solo di figli che subentrano ai genitori nell'azienda di famiglia, ma anche di neolaureati preparati e determinati a cui la crisi ha chiuso le porte di altri settori e che si reinventano produttori. Per la Cia - Confederazione italiana agricoltori queste nuove figure sono oggi quasi il 35% degli under 40 del comparto, che a loro volta rappresentano l'8% dei conduttori agricoli italiani.

"L'apporto delle nuove generazioni in agricoltura - sottolinea la Cia - è fondamentale, tanto più se con una laurea alle spalle, perché aprono le porte alla competitività, al dinamismo e alla creatività". La Confederazione riporta che le imprese 'junior' hanno un potenziale economico altissimo: addirittura "il 40% in più dei colleghi maturi, grazie ad una maggiore attitudine al rischio e propensione all'export, ma anche ad una più elevata sensibilità per le tematiche sociali e ambientali".

La Coldiretti, portando l'esempio della pastorizia, nota che anche in questo settore un'azienda zootecnica guidata da un giovane vanta spesso un miglioramento dei prodotti aziendali e nuove formule commerciali. Una combinazione vincente sul mercato. Secondo la Coldiretti sono circa tremila i giovani italiani che hanno scelto di mettersi alla guida di un gregge, tra chi ha rilevato l'attività di famiglia e gli ingressi ex novo. "Una precisa scelta di vita per non arrendersi alla crisi provocata dalle delusioni dell'economia di carta" nota la Coldiretti.

 

Il lavoro stagionale

Ma anche per chi non vuole, o non può, scegliere l'agricoltura come attività stabile, il lavoro stagionale nei campi può essere un vero salvagente. Non solo studenti, tradizionalmente impegnati nella raccolta di frutta o nella vendemmia, ma anche disoccupati o pensionati che non riescono ad arrivare alla fine del mese. 

"In questo periodo si avvia la raccolta dei prodotti ortofrutticoli e, di conseguenza, c'è un incremento dell'occupazione stagionale nei campi. Riscontriamo un aumento di richieste di assunzione da parte di chi ha perso il lavoro in altri settori produttivi e che vede in quello primario un'opportunità per far fronte alle difficoltà del momento". Lo sottolinea la Confagricoltura, notando che "L'ultimo click day sugli ingressi degli stagionali extracomunitari ha riscontrato una diminuzione del fabbisogno di manodopera dall'estero e la gran parte dei 25 mila posti in meno verrà colmato da lavoratori italiani".

 

Necessario un piano nazionale

Ma per fronteggiare la crisi non bastano manovre difensive o cercare di superare l'emergenza con 'provvedimenti-tampone'. Secondo Confagricoltura "servono anche interventi di tipo preventivo che consentano alle aziende agricole di mantenere i livelli occupazionali". L'organizzazione porta l'esempio degli altri Paesi europei, "che stanno adottando provvedimenti straordinari per il contenimento del costo del lavoro".

"Il tempo che si è perso nel non potenziare settori che potrebbero dare una risposta alla crisi del lavoro tra i più giovani, e tra questi vi è sicuramente quello agricolo, rischia di portare la situazione attuale a un punto di non ritorno". E' questo l'allarme lanciato da Rocco Tiso, presidente di Confeuro, e ha aggiunto: "E' necessario un vero e proprio piano nazionale per le nuove generazioni che metta in atto dei meccanismi virtuosi e consenta loro di esprimere il proprio potenziale".