La commissione agricoltura della Camera ha dato il via libera finale al disegno di legge sull'etichettatura (qui il testo non definitivo in attesa della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale) dei prodotti alimentari.
Un provvedimento di nove articoli il cui fulcro è l'obbligatorietà dell'indicazione in etichetta del luogo di origine o di provenienza dei prodotti agroalimentari. Per i prodotti non trasformati andrà indicato il luogo di produzione, per quelli trasformati, oltre alla provenienza della materia prima, va riportato anche il luogo dove è avvenuta l'ultima trasformazione. Andrà segnalato inoltre l'eventuale impiego nella filiera di organismi geneticamente modificati.
La pubblicità dovrà consentire al consumatore di capire la provenienza del prodotto e sarà considerata ingannevole quella che evoca il made in Italy senza contenere materie prime italiane. Il tutto diventerà operativo solo dopo il varo di decreti applicativi interministeriali, che conterranno l'elenco dei prodotti da sottoporre a etichettatura, primi della lista carni suine e prodotti lattiero-caseari.
In Parlamento la soddisfazione è bipartisan, le confederazioni agricole e le associazioni dei consumatori esultano. Il ministro Galan, che ha portato a termine l'iter "dell'unica legge approvata all'unanimità in questa legislatura", è raggiante: "E' un importante passo verso la completa e chiara informazione ai consumatori – ha detto l'ex governatore del Veneto – e spero possa essere un deciso segnale all’Europa in direzione della vera tracciabilità dei prodotti alimentari".
Già, l'Europa. Dove si discute da anni su quali siano le indicazioni più opportune da riportare sulle confezioni dei cibi e dove la legge appena approvata potrebbe essere contestata.
"E' un copione che già conosciamo – spiega a Agronotizie Dario Dongo, avvocato e responsabile delle politiche regolative di Federalimentare – si ripeterà la vicenda dell'articolo 1 bis della legge 204 del 2004, che provava a rendere obbligatoria l'indicazione di origine in etichetta e poi è stato censurato dalla Commissione europea. La disciplina sulle etichette dei prodotti alimentari, sulla presentazione e sulla pubblicità – conclude Dongo - è materia di competenza del relatore comunitario perché ha attinenza con il trattato di libera circolazione delle merci nel mercato unico europeo".
"Con la nostra legge – rivendica Galan - abbiamo affermato il principio di ordine generale in linea con gli orientamenti comunitari. Individueremo poi filiera per filiera le regole da trasmettere alla Commissione Europea".
Che le nuove regole passino o meno il giudizio di Bruxelles – e onde evitare che nel mercato continentale e globale le aziende italiane siano le sole a essere obbligate all'indicazione di origine - nei prossimi mesi si dovrà giocoforza rivolgere un'attenzione supplementare alle istituzioni europee.
Al Parlamento di Strasburgo, chiamato alla seconda lettura delle nuove norme sull'etichettatura, e a Palazzo Berlaymont a Bruxelles, dove ha sede la Commissione, che dovrà varare gli atti delegati del pacchetto qualità.
"Nell'ultimo anno – racconta Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura dell'Europarlamento - il Parlamento ha già introdotto, con l'approvazione in prima lettura del Regolamento sulle informazioni alimentari ai consumatori, l'indicazione obbligatoria dell'origine in etichetta. Ma questa importante novità ha registrato una battuta d'arresto a dicembre, quando il Consiglio dei ministri della Salute ha limitato le categorie di prodotti cui l'obbligo era stato esteso".
L'assemblea di Strasburgo può intervenire in seconda lettura, ma è necessaria la maggioranza qualificata. Particolare importante, sull'etichetta degli alimenti a condurre il gioco in Europa sono i responsabili per la salute pubblica, non quelli per l'agricoltura.
In tal senso il "pacchetto qualità" - che prevede l’ipotesi di atti delegati della Commissione che estendano l’obbligatorietà dell’indicazione geografica in etichetta a tutte le tipologie di prodotti - potrebbe essere una strada praticabile per dare una risposta "agricola" alla delicata questione della fornitura di informazioni alimentari ai consumatori.
Intanto, Frederic Vincent, portavoce del commissario alla Salute, ha fatto sapere che la Commissione europea intende "chiedere chiarimenti" all'Italia sulla legge approvata. Bruxelles avanza dubbi sulla conformità con le norme comunitarie per quanto riguarda, in particolare, i prodotti trasformati. "La legge italiana - ha detto Vincent - va oltre le posizioni europee. Chiederemo informazioni per capire se la legge italiana è compatibile con le regole europee".