La blockchain è stata presentata come una delle tecnologie più promettenti per rivoluzionare la gestione delle filiere agroalimentari. Si tratta di un registro digitale distribuito, strutturato in blocchi concatenati e immutabili, che consente di registrare e condividere informazioni in modo sicuro, trasparente e tracciabile tra più attori. Ogni dato inserito viene "notarizzato", cioè marcato temporalmente e reso immodificabile. Questo significa che nessuno può alterarlo in un secondo momento, garantendo così una forma di integrità che i sistemi tradizionali difficilmente riescono a garantire.
Nel settore agroalimentare, l'applicazione della blockchain porta vantaggi evidenti: la possibilità di garantire al consumatore l'origine e la qualità dei prodotti, il rafforzamento della fiducia nei confronti dei brand, la semplificazione dei processi di compliance normativa (si pensi, ad esempio, al Regolamento Europeo sulla Deforestazione, EUDR) e la creazione di nuove opportunità di valorizzazione commerciale.
Secondo l'Osservatorio Smart AgriFood, School of Management del Politecnico di Milano e Laboratorio Rise, Research & Innovation for Smart Enterprises dell'Università degli Studi di Brescia, nel 2023 l'Europa era al primo posto per numero di progetti di tracciabilità blockchain (29% dei casi), con l'Italia che da sola contava il 12% dei progetti internazionali. Una dinamica che dimostra come il nostro Paese giochi un ruolo di primo piano nella sperimentazione e nell'adozione di queste soluzioni a tutela del made in Italy.
Il nodo della veridicità del dato
Tuttavia, è importante chiarire un aspetto: la blockchain non garantisce che le informazioni inserite siano corrette. Essa le rende soltanto immutabili. Se un operatore della filiera inserisce un dato errato o, peggio, falso, questo resterà scolpito per sempre nel registro digitale. Nel mondo dell'informatica si dice "garbage in, garbage out" (spazzatura dentro, spazzatura fuori), ciò che entra nel sistema determina la qualità dell'intero processo. In assenza di validazioni esterne, quindi, l'affidabilità della blockchain rischia di essere compromessa.
È qui che entrano in gioco le società di certificazione. Questi enti terzi verificano sul campo la correttezza delle pratiche agronomiche e dei processi produttivi, dando valore alle dichiarazioni aziendali. Nel settore vitivinicolo, ad esempio, claim come "raccolto a mano", "non irrigato" o "uso di lieviti autoctoni" possono essere utilizzati solo se effettivamente verificati da ispettori qualificati.
Lo stesso vale per l'agricoltura biologica o biodinamica, in cui la conformità deve essere confermata da controlli documentali e visite periodiche in azienda. La blockchain, dunque, non sostituisce il lavoro degli enti certificatori, ma lo rafforza: trasforma in immutabile il risultato delle verifiche, creando un ulteriore livello di garanzia.
Bio Cantina Sociale Orsogna, il biologico entra in blockchain
Un esempio concreto di questa integrazione tra tecnologia e certificazione arriva da Bio Cantina Sociale Orsogna, una realtà cooperativa fondata nel 1964 in provincia di Chieti, in Abruzzo. Oggi conta circa trecento soci e gestisce 1.500 ettari di vigneti in biologico, metà dei quali condotti con metodo biodinamico. Negli ultimi vent'anni, la cantina ha scelto di investire fortemente sulla sostenibilità e sull'innovazione, ottenendo numerose certificazioni (dal biologico al biodinamico Demeter, da Bio Suisse al marchio Biodiversity Friend) e sviluppando progetti pionieristici di valorizzazione dei vitigni autoctoni.
Come ci spiega Mauro Negri, Sustainability manager di Bio Cantina Sociale Orsogna, "noi ci definiamo pionieri per natura: abbiamo molte di certificazioni, ci piace innovare e la blockchain rappresentava un passo naturale per rafforzare la trasparenza. È un modo per avere un dato affidabile, certificato e registrato in maniera univoca, da presentare al consumatore attraverso un QR Code sulla bottiglia".

La certificazione blockchain di Bio Cantina Sociale Orsogna
(Fonte foto: Osservatorio Smart AgriFood)
In collaborazione con RINA, ente di certificazione, Apra, partner tecnologico, e con Trusty, società benefit che ha sviluppato una piattaforma dedicata alla tracciabilità blockchain, Bio Cantina Sociale Orsogna ha avviato un progetto che riguarda alcune linee di prodotto distintive. Tra queste, la linea Spiritus Terrae, che valorizza i claim "non irrigato", "raccolto a mano" e "fermentazione spontanea", e la linea Vola Volé - Maiella National Park, vinificata utilizzando lieviti raccolti da frutti spontanei del Parco Nazionale della Maiella. "Per noi l'idea era dare territorialità alla produzione: non solo le uve provenienti dai nostri vigneti, ma anche lieviti autoctoni raccolti in un ambiente naturale, esente da influenze esterne", racconta Negri.
Il ruolo di RINA è fondamentale: l'ente effettua audit in campo per verificare che i vigneti non siano irrigati, che la vendemmia sia realmente manuale e che i lieviti utilizzati derivino effettivamente dal Parco Nazionale della Maiella (sono stati fatti persino rilievi Gps per sicurezza). Gli ispettori hanno raccolto evidenze fotografiche e documentali, validando i claim con verbali ufficiali. Solo dopo questa verifica, i dati sono stati trasferiti sulla piattaforma di Trusty e notarizzati in blockchain.
Comunicare i valori al consumatore
Trusty, dal canto suo, agisce come system integrator. La sua piattaforma raccoglie le informazioni dai gestionali delle aziende agricole, le integra con standard internazionali come GS1 e le mette a disposizione sia degli enti certificatori sia dei consumatori.
Nel caso di Bio Cantina Sociale Orsogna, il flusso dei dati segue un percorso preciso: la cantina carica le informazioni sul proprio gestionale, queste vengono trasferite alla piattaforma Trusty, da lì passano al sistema gestionale di RINA, che ne verifica la correttezza e rilascia l'opinione di verifica. A quel punto, le informazioni tornano su Trusty, vengono notarizzate in blockchain e associate a un QR Code. Stampato in etichetta, il QR Code consente al consumatore di accedere, con un semplice gesto sullo smartphone, a tutte le informazioni certificate sul prodotto.
Secondo Mauro Negri, questo passaggio aggiunge un valore tangibile, "è facile dire di essere biologici o biodinamici, ma quello che conta è avere una certificazione verificata da un ente terzo. Con la blockchain questa validazione viene rafforzata ulteriormente: diventa immutabile e consultabile da chiunque, in qualsiasi momento".

Tracciabilità dei lieviti di fermentazione certificata e registrata in blockchain
(Fonte foto: Osservatorio Smart AgriFood)
I benefici della tracciabilità blockchain
I benefici di questa soluzione non si limitano al rapporto diretto con il consumatore (B2C). Sul fronte B2B, la possibilità di condividere dati certificati e notarizzati è un vantaggio competitivo rilevante. In un mercato sempre più regolamentato, in cui la sostenibilità e la trasparenza sono diventate condizioni di accesso ai mercati internazionali, la disponibilità di informazioni digitali, verificabili e immutabili semplifica i rapporti con distributori, importatori e retailer. È un punto sottolineato anche dall'Osservatorio Smart AgriFood, che rileva come il 40% dei progetti blockchain agroalimentari a livello globale sia motivato proprio dalla necessità di aumentare efficienza e trasparenza della filiera, a prescindere dalla comunicazione al consumatore.
Bio Cantina Sociale Orsogna rappresenta dunque un caso emblematico di come la blockchain, integrata con la certificazione tradizionale, possa rafforzare la fiducia, valorizzare i prodotti e aprire nuove opportunità commerciali. Certo, restano alcune sfide, soprattutto sul fronte tecnologico e della gestione dei dati. "All'inizio ci sono state difficoltà", ammette Negri. "La piattaforma era nuova, qualche link saltava, bisognava fare aggiustamenti. Ma abbiamo superato queste criticità grazie all'esperienza maturata in anni di lavoro in campo e di familiarità con il mondo delle certificazioni".
Questo articolo è stato modificato dopo la pubblicazione in data 14 ottobre 2025. Nello specifico è stato aggiunto che Apra è partner tecnologico





























