Prometteva grandi spazi di crescita l'allevamento del coniglio.

Imprese realizzabili con investimenti modesti, se paragonati ad altri settori della zootecnia, dunque alla portata di giovani imprenditori.

Una carne di eccellente qualità, sapida, ricca di proteine e povera in grassi, priva di allergeni e con molte altre qualità.

 

Le promesse delle origini, negli anni '70 dello scorso secolo, sono però naufragate nella scarsa propensione all'aggregazione, nella difficoltà di presentarsi sul mercato con elaborazioni pronte a cuocere.

Ostacoli ai quali si è aggiunto un mercato "ballerino", preda di improvvise euforie (poche) e di profonde e lunghe cadute dei prezzi (molte).


Consumi in calo

Il consumo, complice la tendenza ad associare l'immagine del coniglio a quella degli animali da affezione, è andato progressivamente riducendosi.

Al contempo si è assottigliata la produzione, con la chiusura degli allevamenti professionali. Poco conta che nel frattempo sia cresciuto il numero dei piccoli allevamenti a carattere familiare.

Nel 2014 uscivano dalle industrie di trasformazione quasi 34mila tonnellate di carne che nel 2024 sono scese a meno di 23mila.

In dieci anni un calo di oltre il 30% che sta proseguendo anche quest'anno.


Mercato di nicchia

Un settore che rischia di diventare una nicchia residuale e non c'è da illudersi che la recente risalita dei prezzi di mercato possa invertire la tendenza.

I quasi tre euro al chilo all'origine registrati da Ismea su alcune piazze, come quella di Treviso a metà ottobre, con un divario positivo del 11,2% rispetto alla settimana precedente, è solo una conferma della fragilità di questo imprevedibile mercato.

 

Alti e bassi che impediscono ogni programmazione, disincentivano investimenti, bloccano la crescita.

Eppure le potenzialità del settore sono ancora tutte lì, pronte a esprimersi in presenza dei necessari presupposti.


Aperto il tavolo

Nelle possibilità di crescita del settore cunicolo credono però quanti hanno lavorato per istituire presso il Ministero per l'Agricoltura (Masaf) un tavolo cunicolo (affiancato a quello avicolo) per definire i punti chiave necessari per lo sviluppo del settore.

Ne ha parlato Patrizio La Pietra, sottosegretario al Masaf, indicando fra gli obiettivi da perseguire quello di favorire l'aggregazione dei produttori attraverso i contratti di filiera.

Poi un sistema di etichettatura che possa rafforzare l'immagine di queste carni.

 

Un'opportunità che il settore aveva già avuto decenni addietro, ma che purtroppo fallì in breve tempo.

Speriamo che ora vada meglio. Il proposito di accompagnare queste iniziative a una campagna di promozione del consumo delle carni di coniglio potrebbe essere un buon inizio.


Deciderà il mercato

Come ogni tavolo di settore, anche questo dedicato ai conigli è ricco di buoni propositi.

Tradurli in pratica non sarà cosa semplice, come intuibile, e molto dipenderà dalle reazioni del mercato, a sua volta condizionato dalle scelte del consumatore.

Difficile immaginare cambiamenti sino a quando sugli scaffali di vendita continueranno ad essere presenti carcasse intere o semplici parti di coniglio.

 

Occorrono presentazioni di facile preparazione, pronti a cuocere, presentazioni a lunga conservabilità e via elencando.

Elaborazioni che richiedono ricerca, innovazione, promozione e dunque capitali. In altre parole, allevatori organizzati e collegati alla filiera di trasformazione.

Senza aggregazione anche queste nuove opportunità andranno perse.