L’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna il 3 ottobre 2018 ha reso noto che la presenza del virus della Blue tongue di sierotipo 3 (BTV3) è stata confermata dal centro di referenza nazionale di Teramo su campioni di organi prelevati su una pecora. "Questo sierotipo di Blue tongue è presumibilmente arrivato dal Nord-Africa tramite insetti (Culicoides) infetti da BTV3, trasportati dal vento fino alla Sardegna sud-occidentale, così come già accaduto in passato per altri sierotipi di Blue tongue" è scritto nella nota dell’Istituto zooprofilattico. Coldiretti Sardegna il 10 ottobre scorso ha scritto all'assessore regionale alla Sanità per manifestare tutta la propria preoccupazione per questo nuovo rinfocolamento che rischia di danneggiare soprattutto il settore bovino con il blocco delle esportazioni.
 

Istituto zooprofilattico della Sardegna, quadro non grave

E sono sette i focolai di lingua blu confermati a Teulada, presumibilmente tutti causati da BTV3 "La sintomatologia clinica in questi allevamenti è quella tipica della Blue tongue - sottolinea la nota dell’Istituto - e ha finora interessato un numero di soggetti abbastanza limitato con una sintomatologia generalmente non grave, con sole quattro pecore morte”.

Negli allevamenti ovini colpiti era stata attuata la vaccinazione contro BTV 1 e 4 "Sierotipi verso i quali le popolazioni di ruminanti della Sardegna hanno generalmente una buona copertura immunitaria, conseguente alla circolazione di questi due sierotipi virali in molte aree della Sardegna negli anni scorsi e alle campagne di vaccinazione finanziate dalla Regione ed attuate dai servizi veterinari" continua la nota.

“Non siamo di fronte ad un quadro di particolare gravità. E’ vero che al momento non è disponibile in commercio alcun vaccino contro il BTV3 - spiega Alberto Laddomada, direttore generale dell’Istituto zooprofilattico della Sardegna - ma l’esperienza insegna che una tale vaccinazione, se attuata in emergenza in questi ultimi mesi del 2018, non porterebbe comunque a risultati significativi. In relazione al vaccino, quindi, si tratta di verificare se sarà possibile approvvigionarsi per una campagna da attuarsi eventualmente nel corso del 2019”.

Laddomada inoltre raccomanda: "Nel frattempo, è necessario che tutti gli allevatori si adoperino per ridurre il rischio Blue tongue nei propri allevamenti prendendo tutte le misure di prevenzione e controllo degli insetti vettori, misure che possono proteggere gli allevamenti dalla introduzione del virus, ridurre la gravità della malattia negli allevamenti colpiti e rallentare la diffusione geografica del virus".
 

Coldiretti Sardegna, timori e richieste

Dal canto suo, Coldiretti Sardegna ha presentato all’assessore alla Sanità la preoccupazione degli allevatori bovini sardi, che esportano la maggior parte dei propri vitelli fuori dalla Sardegna, vista la mancanza di centri di ingrasso. L'eventuale blocco delle movimentazioni oltre al non rispetto dei contratti in essere creerebbe non pochi problemi agli allevatori che si ritroverebbero ad avere ulteriori spese per il mantenimento degli animali che nel frattempo crescono e non rispettano più gli standard contrattuali. L'isola è interessata dall'epidemia della Blue tongue da ormai 15 anni, nel corso dei quali ci sono state diverse ondate virulente che hanno da una parte decimato le greggi e dall'altra bloccato l'esportazione dei bovini oltre Tirreno.

"Siamo molto preoccupati per questa nuova epidemia – sostiene il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -, anche perché purtroppo conosciamo bene le conseguenze. Per questo abbiamo scritto all'assessore alla Sanità manifestando la nostra preoccupazione e chiedendo la massima attenzione e monitoraggio perché con il blocco delle esportazioni sono a rischio milioni di euro in un periodo positivo per il settore dopo la firma di contratti di filiera vantaggiosi".
 
"Alla Regione abbiamo chiesto di intervenire immediatamente con l'arrivo e l'implementazione dei vaccini per i sierotipi 1 e 4 che continuano ad essere presenti – dice il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba -. Mentre per quanto riguarda il sierotipo 3, per il quale manca il vaccino, chiediamo di poter utilizzare l'esame PCR (analisi del sangue indicatore generale di un'infiammazione) per aprire le frontiere e poter esportare".
 
Coldiretti Sardegna chiede inoltre alla Regione un intervento presso il ministero della Salute affinché favorisca con le Regioni di destinazione dei bovini degli accordi che riconoscano i protocolli sanitari sardi. E la possibilità di consentire la movimentazione in un periodo stagionalmente libero, da dicembre a marzo, quando è assente il vettore di contagio.