L’assemblea dei consorziati, il sei aprile 2016, ha infatti approvato (291 voti favorevoli, 65 astenuti e 1 voto contrario) il Piano di regolazione dell’offerta che sostituirà quello che andrà a scadere alla fine del 2016.
“Il punto di partenza - ha spiegato il vicepresidente vicario Adolfo Filippini - è rappresentato dall’equilibrio tra la quota comprensoriale di riferimento e le quote latte assegnate lo scorso anno direttamente ai produttori, meccanismo che non solo ha consentito di fissare con chiarezza i livelli produttivi in capo al singolo allevatore (e non ai caseifici, come nel caso di altre Dop), ma soprattutto di generare un nuovo valore reale per gli appartenenti alla filiera del Parmigiano a seguito della cessazione del regime europeo sulle quote latte, che ha azzerato ogni possibilità di cambio e di cessione remunerata per quelle stesse quote”.
Il nuovo piano, dunque, prende a riferimento 17.550.000 quintali di latte trasformabile nel comprensorio, garantendo però uno spazio di crescita fino al limite massimo di 18.250.000 quintali di latte, corrispondenti all’ammontare complessivo delle quote latte assegnate agli allevatori.
“Un meccanismo - spiega Filippini - che punta a premiare il lavoro dei produttori storici di Parmigiano Reggiano e a valorizzare le quote acquisite: chi vorrà inserirsi nella filiera, infatti, dovrà ricorrere proprio all’acquisto di queste quote, perché in caso contrario sarebbe immediatamente esposto a sanzioni”.
“L’attuazione del piano - prosegue il vicepresidente vicario - prevede compensazioni a livello comprensoriale e soprattutto le inserisce a favore delle aree di montagna, laddove non esistono sostanziali alternative alla produzione di Parmigiano Reggiano ed il formaggio può oggi fregiarsi della denominazione “prodotto di montagna” e di forme di valorizzazione che, grazie allo specifico Progetto qualità varato dal Consorzio, hanno già determinato forte interesse nel mondo delle distribuzione e un rialzo delle quotazioni che, per i produttori appenninici, già oggi significano un aumento di tre euro per quintale latte”.
I produttori che rispetteranno la quota assegnata non saranno assoggettati ad alcuna contribuzione aggiuntiva, che invece scatterà modularmene in relazione allo sforamento, partendo da cinque euro per quintale latte sino al 3% di esubero per arrivare sino a venti euro nel caso in cui la quota eccedente superi il 9%.
Oltre alle compensazioni favorevoli alla montagna, un occhio di riguardo è riservato ai giovani che, nel caso di primo insediamento, per tre anni usufruiranno di sconti proprio sulle contribuzioni aggiuntive legate ad eventuali produzioni in eccesso.
Dopo l’approvazione dell’assemblea il piano passa ora al vaglio dei singoli produttori che entro il 31 maggio dovranno singolarmente aderire al piano in misura non inferiore al 66%, quota indispensabile affinché il piano vada in porto e possa essere approvato entro l’anno dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.
Nell’ipotesi, peraltro remota, in cui i produttori non aderissero, cesserebbe ogni possibilità di programmazione (dall’Ue è richiesta continuità in questi meccanismi di autoregolamentazione, pena il loro decadimento) e, a quel punto, anche le quote individuali perderebbero ogni efficacia.
L’assemblea del Parmigiano Reggiano ha approvato anche il bilancio 2015 (21,247 milioni di ricavi e 42mila euro di utile), che ha registrato un significativo incremento degli investimenti in comunicazione sul mercato interno (+1,2 milioni anche in coincidenza con Expo, per un cifra complessiva di 6,3 milioni) a azioni sull’estero per un importo vicino ai 4 milioni, con le più forti azioni sugli Usa (che hanno chiuso il 2015 con un +35%), Giappone, Francia (primo mercato) e Germania (slittata al terzo posto e superata proprio dai Stati Uniti).
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Fonte: Consorzio di tutela del Parmigiano-Reggiano
Autore: G R