Difendere le produzioni made in Italy dall'import estero e promuovere sui mercati internazionali la nostra qualità. Con questi intenti è nata circa un anno fa l'Associazione Coniglio Italiano, che racchiude 130 aziende dell'intera filiera, tra produttori, macellatori e intermediari commerciali.

"Stiamo iniziando piano piano a uscire da una crisi che si protrae dal 2008 - spiega Zeno Roma, produttore e presidente dell'associazione - La crisi dei consumi annessa poi alle sempre più crescenti pressioni del prodotto estero, in particolare francese, spagnolo e cinese, hanno ridotto fortemente le quotazioni delle nostre carni di coniglio, erodendo così redditività ai produttori. Si è reso quindi necessario fare qualcosa per rilanciare il prodotto italiano, e la strada da percorrere è quella dell'aggregazione e dell'organizzazione.
Se con i cinesi infatti è impossibile competere dal punto di vista del prezzo, anche con i francesi non giochiamo ad armi pari: quello che abbiamo fatto noi ora in termini di organizzazione interprofessionale, i francesi l'hanno fatto almeno vent'anni fa, risultando così molto più organizzati di noi
".

"Vedo però che anche insieme si fa fatica a dialogare tra attori della filiera - continua il presidente Roma - Detto questo bisogna tirare dritto e lavorare insieme per tutelare le nostre produzioni di carne di coniglio".

Fra le azioni principali messe in campo per acquisire visibilità da ricordare l'accordo, presentato a Expo, con il Banco Alimentare per la fornitura di prodotto alle oltre 8mila strutture del Banco presenti sul territorio nazionale.

"Per noi è stato un momento molto importante. Inoltre per creare organizzazione e identità del prodotto abbiamo lavorato a un marchio unico, il "Coniglio italiano - sigillo di qualità". Stiamo invece aspettando dal Mipaaf l'approvazione del disciplinare di produzione, che deve valere unicamente su tutto il territorio nazionale. I tempi sono lunghi, speriamo che si smuova qualcosa a breve, anche perchè la nostra azione deve per forza essere supportato anche dalle istituzioni".

"Dobbiamo necessariamente tornare a generare redditività - conclude Roma - Abbiamo perso troppo in questi ultimi 7 anni. Molte aziende dispongono di impianti deficitari e attrezzature carenti, anche perchè non abbiamo avuto la liquidità necessaria per fare investimenti. Chi ha avuto la possibilità di farlo, ora deve pagare comunque gli ammortamenti. Per questo è necessario rilanciare il nostro prodotto per garantire prezzi migliori, promuovendo il made in Italy e aumentando i consumi. Inoltre bisogna intraprendere anche una forte attività di promozione del prodotto all'estero, perchè potenzialità e opportunità sono numerose. Dobbiamo solo essere organizzati meglio e remare tutti dalla stessa parte".