Il Consorzio lombardo produttori carne bovina cercherà di coinvolgere tutta la filiera in un percorso di valorizzazione della carne rossa nazionale attraverso la rete delle macellerie. “I macellai – afferma infatti Cortellazzi – sono i nostri interlocutori privilegiati, perché conoscono approfonditamente i tagli di carne, i valori nutrizionali, le ricette in grado di valorizzare anche le parti meno conosciute o che prevedono modalità di cottura particolari”. Per non dimenticare il risparmio per le famiglie lombarde, che con il ricorso a tagli diversi dal filetto potrebbero nutrirsi di proteine nobili e allo stesso tempo risparmiare circa 500 milioni di euro all’anno.
La filiera delle carni rosse in Lombardia vale oltre 800 milioni di euro e garantisce almeno 10mila posti di lavoro diretti, oltre all’indotto. Ecco che diventa strategico muoversi per rilanciare un comparto che sta attraversando una fase particolarmente negativa. Lo aveva ricordato il Crpa nella prima metà di maggio a Eurocarne di Veronafiere, appuntamento che ha coinvolto l’intera filiera delle carni.
Negli ultimi tre anni le macellazioni bovine hanno registrato un declino dell’11%, mentre negli ultimi 4 anni le importazioni dei capi da ristallo sono diminuite del 17%, come conseguenza delle progressive chiusure degli allevamenti e al calo dei consumi, scesi a 19,9 chilogrammi annui pro capite.
Cifre alla mano, dalle 372.000 vacche nutrici del 2010, nel 2014 sono passate a 328.000 unità e la redditività degli allevamenti di charolaise nel secondo, terzo e quarto trimestre del 2014 è stato negativo, con una perdita fra i 20 e i 30 euro per 100 kg, come conseguenza delle oscillazioni negative del mercato, che hanno neutralizzato i benefici dei minori costi di produzione.
Giovedì prossimo a Montichiari (ore 19,30, nella ex sede del Consorzio agrario), alla presenza dell’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, del presidente di Coldiretti Lombardia, Ettore Prandini, di Paolo Carra presidente di Coldiretti Mantova e di Primo Cortellazzi, presidente del Consorzio carni bovine documentate, si affronteranno tutti questi temi, alla luce appunto di un nuovo organismo, in grado di aggregare l’offerta di prodotto e di operare con economie di scala migliorate.
Un consorzio regionale potrebbe inoltre rispondere in maniera più efficace alle esigenze dei consumatori, che secondo un’indagine commissionata proprio da Eurocarne a SgMarketing chiedono maggiori informazioni relative alle modalità di allevamento, all’alimentazione dei capi, all’ubicazione della stalla e all’età di macellazione del bovino.