Coldiretti lo ha definito “Piano salva stalle”, perché potrebbe scongiurare – o quantomeno rallentare – la chiusura delle stalle nel Nord Italia, l’area dove tradizionalmente si concentra la zootecnia del Paese. Conti alla mano, nella Lombardia che produce il 42% del latte italiano, il 39% della carne suina nazionale, le stalle sono scese dall’inizio dell’anno da 24.422 a 24.262, registrando un calo medio di 13 al mese. Così dice Coldiretti Lombardia, guidata da Ettore Prandini (riconfermato in sella alla federazione di Brescia), sulla base dei dati dell’Anagrafe zootecnica.

Così, sabato scorso a Provaglio d’Iseo (Brescia), Coldiretti si è resa protagonista ancora una volta della difesa degli allevatori dalla direttiva nitrati, convocando i ministri delle Politiche agricole, Maurizio Martina, e dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, in occasione della tavola rotonda sul “Made in Italy dopo Expo 2015”.

Alla presenza del numero uno di Palazzo Rospigliosi, Roberto Moncalvo, e dell’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava - che fin dal proprio insediamento in Regione ha pressato i due ministeri per rivedere “una normativa obsoleta, antiquata, non supportata da alcuna base scientifica e che non è un totem intoccabile” – i due ministri hanno siglato un documento col quale si impegnano entro 45 giorni a dare mandato alla Regioni di intervenire per modificare (nei 30 giorni successivi) le zone vulnerabili ai nitrati.

D’altronde, i supporti scientifici ci sono, dalla ricerca dell’Ispra, commissionata dai dicasteri romani, a quella dell’Università di Milano, incaricata da Palazzo Lombardia.
Non possiamo più tollerare che l’agricoltura paghi per tutti e sia ancora additata come unica responsabile dell’inquinamento da nitrati – ha attaccato Fava – quando evidenze scientifiche ci dicono che il peso del comparto primario si aggira intorno al 10% del totale. Anche perché, se parliamo di Expo e dopo-Expo, se non si aggiorna la direttiva nitrati rischiamo che si promuovano i cibi di qualità, ma non ci siano gli strumenti per produrli per la scomparsa delle stalle”.

Si tratta di un passo importante per la salvezza di un settore fondamentale per l’economica lombarda e italiana – ha commentato Ettore Prandini di Coldiretti Lombardia - Dobbiamo evitare che chiudano centinaia di aziende in tutto il Nord Italia con contraccolpi drammatici sia sui livelli occupazionali che sulla produzione agricola”.
Una mancata revisione delle zone vulnerabili, per il presidente di Coldiretti Lombardia, “sarebbe un colpo mortale – ha aggiunto Prandini – che mette in ginocchio la zootecnia, per colpa di una mappa vecchia di 20 anni”.

Anche il ministro Martina ha concordato sulla posizione di Fava (“col quale molto spesso siamo in totale sintonia, a sostegno dell’agricoltura”) e di Prandini. “Non siamo sciocchi, terremo conto delle esigenze di tutela – ha spiegato Martina – E con i nuovi dati Isrpa le responsabilità assegnate fino ad oggi alla zootecnia non corrispondono agli elementi scientifici”.

Per il ministro Galletti, “si è aperta una nuova fase, dove ministero dell’Agricoltura e dell’Ambiente collaborano insieme. Bisogna superare il concetto, ormai datato ma difficile da cancellare, in base al quale chi tutela l’ambiente è sempre stato considerato nemico dell’occupazione e degli agricoltori. Vi assicuro che  non è così”.