Il mercato cunicolo va lentamente riprendendosi dopo la caduta dei prezzi registrata a luglio. Ma le quotazioni, come evidenzia Ismea, restano distanti da quelle dello scorso anno, quando si raggiungeva una media in ottobre di 2,19 euro contro gli attuali 1,91 euro. Quasi 30 centesimi di distanza che fanno la differenza fra ottenere un margine dall'allevamento, seppure modesto, e il produrre in perdita. Tutta colpa delle importazioni, in particolare dalla Francia, che riempiono le celle frigorifere dei macellatori. Questa in sintesi la denuncia dell'Anlac (Associazione nazionale liberi allevatori di conigli), che per voce del suo presidente, Saverio De Bonis, ha puntato il dito contro l'uso delle importazioni per falsare il mercato nazionale.

Il ruolo della Cun
Nemmeno le quotazioni espresse dalla Cun (commissione unica nazionale) riescono a restituire equilibrio al mercato. Nelle ultime sedute della Cun allevatori e macellatori non sono peraltro riusciti a trovare un punto di incontro per fissare il prezzo. Come conseguenza il prezzo è stato stabilito da un apposito comitato nel quale prevale la componente industriale. L'esito – evidenzia Anlac – è una smentita della tendenza negativa dei prezzi sostenuta dai macellatori, ma al contempo uno stop alle spinte rialziste che stavano emergendo da alcune piazze, come ad esempio quella di Forlì. Il mercato sembra dunque in una fase di stallo che desta molte preoccupazioni. Le imprese cunicole sono reduci da una lunga stagione di prezzi sottocosto e senza una decisa inversione di tendenza potrebbero essere molte le aziende costrette alla chiusura.