La doccia gelata porta la firma di Fabio Leonardi, amministratore delegato della Igor. L’oggetto della missiva è il nuovo prezzo del latte per maggio e giugno 2014. “Con la presente – scrive infatti Leonardi – vi comunichiamo che non possiamo più pagare il prezzo di € 445/1.000 litri + qualità per le seguenti situazioni: le produzioni di latte sono in forte aumento, sia in Italia che in Europa; i prezzo di tutti i prodotti lattiero caseari sono in forte ribasso sia in Italia che in Europa; l’impossibilità di ottenere gli aumenti di prezzo sulle vendite di Gorgonzola”.
Per l’ad di Igor – realtà che produce 24.000 tonnellate prodotte, pari al 40% della produzione totale di Gorgonzola, secondo il company profile del 2013 – “tali situazioni ci costringono a rivedere inderogabilmente il costo del latte attualmente in corso”.
Leonardi tocca anche lo scenario delle produzioni di latte e, nello specifico, fa riferimento a una “situazione imprevista, e cioè, anche per un clima particolarmente mite da gennaio ad oggi, un forte incremento produttivo in Italia rispetto allo stesso periodo del 2013, ma soprattutto in certe zone di Francia e Germania, le produzioni di latte sono ad un +10% sul 2013”.
Altre motivazioni fanno riferimento ai principali formaggi Dop italiani. “Tutti i prodotti lattiero caseari stanno scendendo e non solo quelli di importazione – osserva Leonardi – ma anche Grana Padano e Parmigiano-Reggiano e con il Gorgonzola facciamo fatica a mantenere i prezzi ottenuti corrispondenti ai 420 €/1.000 litri del vecchio prezzo latte alla stalla”.
Ecco la proposta dell’azienda novarese. “Siamo costretti, per restare sul mercato, a proporvi 400 €/1.000 litri per maggio e giugno per compensare gennaio, pagato 445 € (solo da Igor su tutto il mercato) e febbraio, marzo e aprile, pagati € 445. La media del 1° semestre 2014 diventerebbe € 430/1.000 litri, la più alta degli ultimi 20 anni”.
Le barricate di Copagri. Secca la replica di Roberto Cavaliere, presidente lombardo di Copagri e componente dell’Emb (European Milk Board), che non ci sta. “Conosco bene la situazione produttiva del Nord Europa, ma la lettera di Leonardi è irricevibile – tuona -. Non vedo alcun nesso fra il mercato del Gorgonzola e il mercato tedesco o danese. Con Igor abbiamo sottoscritto contratti a fine febbraio a 44,5 euro al litro, oltre alla qualità, e non intendiamo subire una penalizzazione”.
Cavaliere ha già scritto una lettera di risposta all’amministratore delegato dell’industria produttrice di Gorgonzola Dop, chiedendo un incontro. Mentre il malcontento degli allevatori sta montando, per quella che viene definita un’azione unilaterale e ingiustificata.
I dati Clal. Nel bimestre gennaio-febbraio 2014 l’Ue-28 ha prodotto 23.378.000 tonnellate di latte, il 4,82% in più su base tendenziale. Quanto ai prezzi del latte spot alla stalla, l’ultima rilevazione (14 aprile, piazza di Lodi) è stata di 39 euro per 100 chilogrammi, con una flessione del 6,02% rispetto alla quotazione precedente e del 4,29% sullo stesso periodo del 2013.
Ondivago il prezzo del latte intero alla stalla in Europa. In Lombardia è stata registrata una sostanziale stabilità rispetto alla rilevazione precedente (43,16 euro/100 kg, +11,25% rispetto a un anno fa); in Austria il latte crudo alla stalla a febbraio, ultima rilevazione disponibile, era a 40,68 euro/100 kg, il 21,33% in più rispetto allo stesso periodo del 2013; in Baviera asticella scesa di 1 punto percentuale rispetto alla quotazione precedente e listino a 40,65 euro/100 kg in gennaio (+19,10% in più su base tendenziale).
Valori in aumento sui prezzi del latte crudo alla stalla in Bulgaria (a gennaio 36,93 euro/100 kg), Estonia (a gennaio 40,13 euro/100 kg), Lettonia (a gennaio 34,20 euro/100 kg), Lituania (a gennaio 30,97 euro/100 kg), Repubblica Ceca (a febbraio 34,35 euro/100 kg), Romania (a febbraio 27,61 euro/100 kg), Slovacchia (a febbraio 35,92 euro/100 kg), Ungheria (a gennaio 35,97 euro/100 kg).
Dalle elaborazioni di Clal, nel corso di aprile è stata confermata la tendenza al ribasso delle quotazioni dei prodotti lattiero caseari, conseguenza della maggior offerta. Nessun crollo, però, sembra all’orizzonte, almeno secondo le previsioni degli analisti.