Quel che si temeva è successo. Lo Schmallenberg virus ha fatto la sua prima comparsa in Italia. Dopo aver colpito gli allevamenti di pecore, capre e bovini di altri sei Paesi europei, a iniziare da Germania e Olanda dove ha fatto la sua prima comparsa, il virus è stato isolato in un allevamento in provincia di Treviso. Come anticipato da Agronotizie, questa nuova patologia, dall'andamento subdolo e poco appariscente, ma capace di molti danni agli allevamenti, è trasmessa da insetti vettori e la sua comparsa all'indomani del gelo che ha imperversato nelle prime settimane di febbraio, non lascia ben sperare per il futuro. Con l'avanzare della bella stagione e del proliferare degli insetti c'è fortemente da preoccuparsi per il diffondersi del morbo.

 

Il caso

Il caso italiano riguarda una capra di razza Camosciata delle Alpi morta in seguito alla ritenzione in utero del feto. All'esame questo feto denotava malformazioni che hanno indotto a sospettare la presenza del virus (fra le sue caratteristiche annovera la teratogenicità). I sospetti sono stati recentemente confermati dagli esami condotti dal laboratorio dell'Istituto Zooprofilattico G. Caporale di Teramo, che per questa malattia è centro di referenza nazionale.

Il Ministero della Salute nel dare notizia della conferma della diagnosi e nell'informare le autorità sanitarie europee ha evidenziato che nell'azienda ove il virus ha fatto la sua comparsa (un piccolo allevamento di soli 6 capi caprini e un bovino), non erano avvenute recenti introduzioni o movimentazioni di capi. Oltre al caso diagnosticato non si sono verificati altri aborti, mentre altri due animali hanno successivamente partorito senza presentare anomalie.

 

Accelerare gli studi

Un caso dunque per il quale è difficile stabilire con esattezza le strade seguite dal virus per entrare in questo allevamento. L'episodio è un'ulteriore dimostrazione della necessità di accelerare gli studi e le ricerche, affidate all'Efsa, per conoscere più da vicino questo agente patogeno del quale si sa ancora troppo poco. Terapie non sono note e problematica, in assenza di un vaccino, è anche la prevenzione, affidata al momento alle sole precauzioni di ordine igienico sanitario.