Spaccata la filiera casearia toscana. Salta il tanto atteso tavolo regionale del latte che ha messo di fronte nuovamente per discutere e definire il nuovo rapporto economico allevatori ovicaprini e industria di trasformazione.

Dopo l’efficace gentlemen’s agreement, il patto d’onore tra le parti intermediato dalla Regione Toscana che aveva fissato a 0,85 centesimi il costo che i caseifici hanno pagato agli allevatori (è valido fino al 31 dicembre 2011), la fumata bianca con la possibilità di una rimodulazione di un nuovo accordo per il 2012, non si è nemmeno intravista dalle parti di Firenze, dove questa mattina si è tenuto l’incontro.

Delusi gli allevatori che avevano chiesto un prezzo “adeguato” al mercato e variabile, in base all’applicazione di tabelle e parametri premianti la qualità delle produzioni e la toscanità, tra i 90 e 95 centesimi (Iva esclusa). Caseifici e cooperative industriali hanno invece rilanciato, quasi a deridere la proposta degli allevatori, tra i 0,80 e 0,85 centesimi già comprensivi di Iva. 

“La volontà di arrivare ad un accordo – spiega Fausto Ligas, capo delegazione Coldiretti Toscana  – non c’è mai stata. Ora capiamo molte cose. Ci hanno proposto un accordo peggiorativo dell’attuale non tenendo minimamente in considerazione la realtà del mercato e la crisi economica che ha tagliato le gambe al settore. Non tengono né alla toscanità, né a garantirla al consumatore finale. Continueranno a camuffare etichette e ad illudere il consumatore che il latte che utilizzano è toscano quando in realtà arriverà da fuori. Siamo profondamente delusi dal loro comportamento mentre abbiamo apprezzato, al contrario, il ruolo dell’assessorato all’Agricoltura che ha tentato, in tutti i modi, di farci trovare la quadra”.

Coldiretti che insieme alle altre organizzazioni agricole ha portato avanti le trattative per quasi 2 anni, ora è pronta ad  alzare il livello di confronto passando ad azioni dimostrative. Tra le ipotesi anche picchetti davanti ai caseifici per “smascherare” il latte non Made in…Toscana.