"Nel leggere il comunicato stampa di Uniceb, apparso su Agrapress, in merito agli esiti della riunione tenutasi al ministero delle Politiche agricole per esprimere la posizione dell’Italia sulla proposta avanzata dall’Unione europea di abolizione dell’etichettatura facoltativa, si capisce che chi non ha idee e programmi a favore della zootecnia da carne bovina prodotta in Italia, invocando la burocrazia, 'getta via il bambino e l’acqua sporca'". 

"Noi di Italia Zootecnica ringraziamo coloro che al tavolo tecnico del Mipaaf hanno sostenuto la tesi che l’etichettatura facoltativa non va abolita, perché darebbe il via ad una 'gestione allegra' delle etichette della carne bovina. Uniceb non ha mai fatto mistero di non 'credere' all’etichettatura facoltativa e non ci risulta che abbia cercato di valorizzarla e promuoverla, sin dall’emanazione del Regolamento 1760/2000". 

"Uniceb, tempo addietro, ha anche messo in discussione il Sistema di qualità superiore nazionale zootecnia, bollandolo come inutile. Probabilmente la mission di Uniceb è di favorire la circolazione di 'carne anonima', con etichette minimali, che non facciano distinguere al consumatore la carne di un giovane bovino di 18-24 mesi rispetto a quella delle cosiddette vacche a fine carriera (con età anche superiori ai 7 anni) entrambi classificabili 'bovino adulto'. Provino i tecnici di Uniceb ad informarsi cosa ne pensa la Gdo, quella che acquista soprattutto carne prodotta in Italia, sull’ipotesi di appiattimento delle informazioni che verrebbero date in etichetta se la 'facoltativa' venisse abolita ed ogni Paese libero di interpretare future norme, non meglio specificate dall’Ue, su cosa poter scrivere in etichetta. Suggeriamo ad Uniceb anche di leggere bene quanto previsto nella proposta Ue riguardo la tracciabilità elettronica e di valutare bene i pro ed i contro della loro posizione, che non li ha mai visti supportare programmi di informazione e coinvolgimento del consumatore. Tanto, per Uniceb, la carne è tutta rossa e poco importa che il consumatore, se vuole essere più informato, sia costretto a chiedere notizie aggiuntive rispetto a quelle obbligatorie che trova nelle etichette della carne confezionata. Provino i tecnici Uniceb a girare punti vendita, ristoranti e mense per verificare quanto bisogno c’è di far diventare l’etichettatura facoltativa, obbligatoria! Altro che abolizione".