Con i suoi 870 associati rappresenta la quasi totalità (90%) delle aziende venete che si dedicano all’allevamento del bovino da carne. E’ questo il biglietto da visita di Unicarve, l’associazione produttori di carne bovina nata circa quindici anni fa dalla fusione dei preesistenti organismi associativi degli allevatori. Negli ultimi giorni di maggio i soci di Unicarve si sono incontrati per la loro assemblea dedicata fra l’altro al rinnovo delle cariche direttive, che ha visto riconfermato alla presidenza Fabiano Barbisan. L’assemblea è stata anche l’occasione per fare il punto sulla situazione del comparto carni bovine che si trova ad affrontare ad armi impari il mercato e che vede con preoccupazione le proposte in discussione per la riforma della Pac. “Possibile che anche quando cerchi di proporre soluzioni che allo Stato non costano niente - si è sfogato Barbisan - chi governa sia sordo e cieco?”. Barbisan è poi passato a raccontare le lunghe peripezie che hanno accompagnato, fra molte e inutili carte, le proposte di Unicarve e che in sintesi proponevano di affiancare al “classico” sistema dell’etichettatura facoltativa il sistema di qualità superiore nazionale zootecnia. “Secondo noi - ha affermato Barbisan - quella era l’occasione per collegare l’art. 68 a un piano carni nazionale, per non continuare la 'strategia dei contributi' che invece di dare un aiuto alla nostra zootecnia, l’hanno impoverita". "il nostro obiettivo - ha continuato il presidente dell'Unicarve - non erano e non sono i 20 o 30 euro in più da dare all’allevatore per capo prodotto, ma costruire un percorso che mettesse in condizione chi produce carne, di vedersela pagata per il valore che ha e non trovarci a dare la colpa alla grande distribuzione organizzata, che altro non fa che il suo lavoro e bene: pagare il meno possibile i prodotti che acquista e allungare i pagamenti il più possibile! C’è solo un sistema per non fare i 'mezzadri della carne': avere un prodotto che non sia facilmente sostituibile nei banchi frigorifero dei punti vendita.”
“Vogliamo dar vita - ha concluso Barbisan - a un piano carni nazionale che veda coinvolti coloro i quali vogliono veramente aiutare la zootecnia bovina da carne ed emarginando i cosiddetti 'perditempo' che delle riunioni e dell’aria fritta hanno condito la loro esistenza".
Le sorprese della Pac
All’assemblea di Unicarve ha partecipato Mario Catania, capo dipartimento delle politiche europee e internazionali del Mipaaf, profondo conoscitore dei “meccanismi” alla base delle decisioni che sono prese a Bruxelles. E' da lui che è giunta la conferma del progressivo impoverirsi, sino al loro totale annullamento, nel volgere di pochi anni, dei sostegni finanziari destinati al settore delle carni bovine. Importante è allora portare avanti nelle sedi comunitarie le istanze dei nostri allevatori, “istanze - ha ricordato Catania - che tardano ad arrivare sul tavolo del ministero visto che ancora una volta le rappresentanze sindacali ed economiche non sono riuscite, su richiesta esplicita del ministero, a produrre un documento comune di salvaguardia degli interessi dei propri associati.” I rappresentanti delle Organizzazioni professionali presenti all’incontro hanno dichiarato di trovarsi d’accordo con le proposte di Unicarve, in particolare per un piano carne che privilegi i percorsi di qualità e informazione al consumatore. Ora bisogna vedere se ci sarà accordo anche nei fatti e non solo nelle parole. Non c’è tempo da perdere, la riforma della Pac è alle porte e ai confini della Ue premono gli accordi Mercosur che potrebbero spalancare le porte alle carni che provengono dal Sud America. E per la malandata bovinicoltura da carne italiana potrebbe essere il colpo di grazia.