"La puntata di Annozero sulla produzione di latte e derivati nel nostro Paese ha fornito uno spaccato sul settore che da una parte ne evidenzia la criticità e dall'altra ha prodotto un'informazione parziale, distorta, che rischia di alimentare la ragione di chi froda, come nel caso delle multe latte, e di mettere in crisi interi sistemi produttivi come nel caso della Granarolo". 

Lo affermano la Fai-Cisl, la Flai-Cgil e la Uila-Uil congiuntamente.

"Come organizzazioni sindacali di categoria di Cgil, Cisl, Uil da tempo stiamo cercando di far costituire dal Governo un tavolo di filiera del latte in grado di coinvolgere tutti i soggetti interessati, produzione-trasformazione-distribuzione, con l'obiettivo di costruire una patto in grado di sostenere una competizione fondata sulla qualità, la tracciabilità, la sostenibilità del prezzo, la tutela del lavoro dipendente e del consumatore. Ci troviamo costantemente di fronte ad un muro di gomma, alimentato da interessi corporativi, che impedisce una salto di qualità per l'intero Paese. Nel frattempo - spiegano Fai, Flai e Uila - persistono frodi ed illegalità che denunciavamo da tempo ed hanno avuto uno spazio mediatico solo nel momento in cui esplode il 'caso'. E' successo con le mozzarelle di bufala della Campania, con i formaggi avariati nel piacentino, nel cremonese-mantovano, in Umbria, con il latte in polvere destinato alla alimentazione animale e riciclato nella filiera alimentare umana"

"Con le più grandi imprese della trasformazione, come nel caso di Granarolo, abbiamo convenuto accordi sulla certificazione etica e sociale che sono diventati parte integrante del ciclo produttivo e distributivo. Continuiamo ad assistere - proseguono le organizzazioni sindacali - all'impudenza con la quale chi ha frodato sul latte ed è soggetto al regime di multe continua a non pagare, scaricando sull'intera filiera, su quel made in Italy, che solo a parole sembra essere un valore condiviso, costi e conseguenze drammatiche per le nostre produzioni e per la nostra occupazione. In un contesto di questo tipo il sistema produttivo legato alla trasformazione continua a perdere colpi e chi rischia di pagare il prezzo più alto sono i lavoratori ed i consumatori". 

"Senza dubbio - sottolineano Fai, Flai e Uila - è l'intera filiera che deve trovare un equilibrio sostenibile in termini di redditività ma in Italia si sono distrutte le stalle per far soldi con gli incentivi europei, la qualità del latte italiano a volte è inferiore a quella di altri paesi europei, sul prezzo si fanno battaglie di frontiera lasciando a competitori di oltreconfine la penetrazione dei mercati, non si incentivano i controlli alla fonte sull'intero ciclo produttivo e si rischia di mandare al macero una risorsa importante del paese per interessi che nulla hanno a che fare con il lavoro e la qualità del prodotto. Come Flai Cgil, Fai Cisl, Uila Uil - concludono - vorremmo essere messi nelle condizioni di dire la nostra sul lattiero caseario italiano, non solo di essere coinvolti nel momento in cui ci sono da gestire gli effetti di una politica di settore scellerata ed irresponsabile".