In tre settimane le
quotazioni della
Borsa merci di Verona hanno subito un nuovo tracollo con una perdita per gli
allevatori di oltre 30 centesimi al chilo, in presenza di un offerta nazionale sempre più rarefatta e consumi invariati. Alla base di questa spinta al ribasso, ancora una volta, le irrisolte distorsioni del mercato italiano. Peggiora anche il già grave stato dell’interscambio commerciale, favorendo il gioco di chi mira ad azzerare il settore in una deriva monopolizzante, con effetti negativi che si ripercuotono anche sui consumatori per la riduzione delle possibilità di scelta e senza garanzie di made in Italy.
Secondo il presidente dell’
Anlac-Associazione nazionale liberi allevatori di conigli De Bonis
“il quadro congiunturale di domanda delle carni, pur essendo complessivamente debole, per le carni bianche di coniglio accuserebbe minori difficoltà rispetto agli altri comparti. In Italia siamo in presenza di un’offerta molto carente, dovuta alla chiusura, dal 2007 ad oggi, del 30% degli allevamenti italiani e del 15% dei macelli, una situazione in cui il ricorso alle importazioni è sempre più obbligatorio, anche se a volte è motivato da manovre speculative sul mercato nazionale. In questo quadro, anche se converrebbe farlo, di esportare non se ne parla, infatti le esportazioni, secondo i dati Ismea, sono crollate del 52% nel 2008 rispetto al 2007”.
L’uso strategico della leva import-export, segnalato dall’Anlac alle autorità di controllo del mercato, conferma l’andamento anomalo del saldo della bilancia commerciale in relazione ai prezzi. La situazione per gli allevatori italiani è, dunque, estremamente grave e rischia di sfociare nell’annullamento di un comparto leader a livello europeo, mentre le misure previste dal piano di settore nazionale, per volontà di qualche lobby, sono ancora in attesa di partire. Dopo un anno dalla risoluzione parlamentare del Senato che aveva espresso gli indirizzi politici per risolvere definitivamente le criticità che attanagliano il comparto cunicolo, nessuna azione concreta è stata ancora intrapresa.
“Ci auguriamo - conclude il presidente De Bonis - che il nuovo ministro Galan non trascuri come i suoi predecessori la crisi delle nostre aziende ed imprima quella spinta necessaria per attuare con urgenza tutte le misure di sostegno e rilancio del settore cunicolo nazionale prima che sia troppo tardi”.