Anche l'agricoltura toscana si apre a nuove opportunità di sviluppo nel campo della bioeconomia e dei materiali vegetali, come è emerso a Firenze alla presentazione del progetto 'Cobraf-Coprodotti da bioraffinerie', che si è svolta nei giorni scorsi presso l'Accademia dei Georgofili.

Dai nuovi materiali per costruzioni, alla farmaceutica, dagli oleifici alla cosmesi e alla nutraceutica, molte industrie vedono una nuova strada per l'innovazione e la competitività nell'utilizzo di prodotti innovativi derivati dalle piante.

Una opportunità che è agevolata anche dalle normative, primo tra tutti il nuovo decreto dell'11 gennaio 2017 sui criteri minimi ambientali per gli appalti pubblici, che dovrebbe favorire gli acquisti di prodotti ecosostenibili per l'arredamento e l'edilizia nella pubblica amministrazione italiana, come ha sottolineato nel suo intervento Riccardo Cecconi della Unibloc di Poggibonsi, azienda specializzata nella produzione di materiali da costruzione.

Il progetto Cobraf è un progetto finanziato dal Psr della Regione Toscana ed è coordinato dall'associazione Chimica Verde Bionet, che ha la sua sede nazionale ad Arezzo.

L'obbiettivo principale di Cobraf è quello di promuovere l'avvio di filiere agroindustriali a livello regionale per valorizzare i diversi co-prodotti come semi, paglie, farine, fiori e foglie di quattro colture oleaginose: camelina, canapa, cartamo e lino.

"Un'opportunità non solo per l'industria, ma innanzitutto per l'agricoltura toscana", come ha dichiarato Giuseppe Croce, coordinatore del progetto.

Queste colture, come ha specificato Croce, potrebbero uscire in questo modo dalla condizione di marginalità che hanno oggi, a causa anche delle quotazioni molto basse dei loro prodotti, e entrare o rientrare nelle rotazioni colturali soprattutto cerealicole, con benefici molto interessanti per l'ambiente e per il reddito degli agricoltori.