La ricerca scientifica, in particolar modo quella privata, progredisce a velocità esponenziale e, di conseguenza, c'è la necessità di adeguare le leggi proprio per evitare che l'innovazione sia costretta a fermarsi.
A livello comunitario, i regolamenti che aggiornano le norme tecniche hanno l'acronimo di ATP (adeguamento al progresso tecnico), ad esempio il regolamento relativo a classificazione ed etichettatura dei prodotti pericolosi (CLP) pubblicato il 31 dicembre del 2008 è già stato modificato da nove ATP a cui vanno aggiunti altri quattro regolamenti d'integrazioni.
I tempi della burocrazia italiana sono leggermente diversi inoltre, quando si tratta di mezzi tecnici per l'agricoltura, sembra che il dilatarsi dell'attesa sia quasi un atto dovuto. Analizziamo la cronologia di alcuni eventi per meglio comprenderne le conseguenze.
Nel luglio del 2012 il DL 95 (Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini) abolì le commissioni tecniche a supporto dell'attività statale, comprese quelle che non gravavano sulla spesa pubblica come la commissione consultiva istituita dall'art. 9 del Dlgs 75/2010 relativo ai fertilizzanti.
Da allora le attività di tali organi passarono in capo ai competenti uffici presso cui operavano. Sono occorsi, poi, ben quattro anni prima che nascesse il gruppo di lavoro permanente per la protezione delle piante con le sue sezioni, tra cui quella dei fertilizzanti. Nonostante l'enorme mole di lavoro accumulata, i componenti la sezione si sono riuniti per la prima volta otto mesi dopo il Decreto di costituzione (era il febbraio 2017), ancora una volta nel 2017 (giugno) e poi nulla più sino allo scorso marzo 2018.
Inutile dire che nelle poche ore dedicate all'incontro non è stato possibile analizzare tutti gli argomenti all'ordine del giorno che non sappiamo quando potrà essere completato.
Abbiamo esordito parlando di innovazione scientifica.
Uno dei compiti dell'ufficio del Mipaaf che coordina la sezione fertilizzanti è quello di aggiornare gli allegati del Dlgs 75/2010 con nuovi tipi di fertilizzanti. Ad onor del vero non è che prima dell'abrogazione della commissione tecnico-consultiva i tempi d'inclusione di nuovi fertilizzanti in legge fossero brevi, si parlava già di qualche anno, fatto sta che oggi sono ancora giacenti richieste che hanno completato l'iter autorizzativo da diversi anni e, cosa peggiore, non si riesce a capire se e quando saranno finalmente pubblicati i relativi decreti. Anche in questo caso l'analisi cronologica ci aiuta a rendere l'idea.
Ad esempio, nel 2015 fu presentata istanza di modifica del modo di preparazione di un tipo di concime già presente nell'allegato 1 del Dlgs 75/2010, le verifiche relativamente semplici richiesero quasi due anni e solo nel 2017 fu predisposta la bozza di decreto da mandare alla Commissione Ue (è una procedura obbligatoria per tutte le norme tecniche) da dove "torna" nel giro di qualche mese. Ad oggi, nulla si sa di tale decreto così come non si ha traccia di un altro decreto (questa volta si trattava di includere anche la soluzione di solfato di magnesio tra i concimi consentiti in agricoltura biologica), inviato a Bruxelles sempre nel 2017.
Sin qui abbiamo considerato l'attività straordinaria del ministero ma persino analizzando quella che dovrebbe la gestione quotidiana, si rilevano lentezze e assurdità che arrivano a bloccare la normale attività degli operatori del settore. Prendiamo, ad esempio, in considerazione i registri di fabbricanti e fertilizzanti (per agricoltura biologica e non) che dovrebbero essere la vetrina dei responsabili dell'immissione in commercio e l'unico strumento di controllo per gli enti di certificazione del biologico. Come era stato segnalato anche recentemente con due accorati appelli (Sfuma la campagna primaverile per decine di fabbricanti di fertilizzanti e Mipaaf svegliati, è primavera), sono occorsi 189 giorni per adempiere ad un obbligo che, per legge, ne consentirebbe al massimo 90: pubblicare i registri con i nuovi fabbricanti e le nuove registrazioni dei fertilizzanti.
Inoltre, trattandosi della prima pubblicazione 2018 dei registri, avrebbero dovuto diventare effettive le variazioni/cancellazioni che i fabbricanti hanno dovuto inviare entro il 31 dicembre. Inspiegabilmente i registri non hanno tenuto conto di quanto diligentemente fatto dai fabbricanti: continuano ad esserci i fabbricanti che non hanno confermato la loro iscrizione così come non sono stati rimossi i fertilizzanti non rinnovati.
Sappiamo dei problemi del Sian nel suo complesso ma non vi sono giustificazioni informatiche che reggano considerando che, almeno per la gestione dei registri, ci troviamo a lavorare con un sistema obsoleto, pieno di anomalie ed addirittura inutile dal punto di vista tecnico-agronomico. Con tali premesse, desta ancor più sconcerto la solerzia con cui il ministero ha unilateralmente deciso di cancellare dal registro dei fertilizzanti consentiti in agricoltura biologica decine di prodotti in questo caso addirittura con largo anticipo rispetto alla naturale scadenza, così come il pressapochismo dimostrato nel rigettare un centinaio di domande di registrazione alcune a causa di un problema informatico e non per negligenza da parte dell'operatore.
Abbiamo quindi visto che non c'è speranza per il futuro né vi sono prospettive a breve per mettere a regime un sistema nato ormai quasi 5 anni fa. La cosa più sconcertante è che, pur con tali premesse e con un'enorme mole di lavoro da fare solo per raggiungere i minimi livelli essenziali di servizi da assicurare al pubblico, persino durante l'ultima riunione del gruppo di lavoro della sezione fertilizzanti non si è tanto discusso di gestione ordinaria ma sono stati toccati argomenti che definire futuristici è persino riduttivo.
Mentre non si sbloccano ancora le domande di inserimento nuovi tipi di fertilizzanti giacenti da anni, si pensa di gettare le basi per una nuova procedura di valutazione in sei mesi.
Mentre i sistemi non sono in grado di gestire i registri, si pensa di rendere obbligatorio l'invio dell'etichetta del fertilizzante come apparirà sulla confezione per poterla sottoporre al giudizio di non si sa bene chi (e gli oltre 20mila prodotti già registrati chi li controlla?).
Mentre il nuovo regolamento Ue sui fertilizzanti è oggetto di veti incrociati su temi importanti come il cadmio, i biostimolanti e i sottoprodotti di origine animale, in Italia siamo ancora dietro ad arrovellarci sulla circolare del ministero della Salute su natura e percentuale del componente aggiuntivo da mettere nei concimi a base di proteine animali.
Mentre non si hanno le competenze per eliminare dai registri solo i prodotti che vanno davvero eliminati, si fantastica sull'obbligatorietà di inviare al ministero addirittura il materiale pubblicitario affinché sia verificata la presenza di riferimenti ingannevoli.
Altrettanta preoccupazione deriva dal fatto che, tranne qualche timido tentativo di protesta per il plateale ritardo nel pubblicare i registri, i partecipanti al gruppo di lavoro non hanno battuto i pugni sul tavolo per richiamare il ministero innanzitutto ai suoi doveri e poi per individuare le priorità che realisticamente si potrebbero mettere in agenda al fine di rendere un servizio ai cittadini in generale ed agli operatori del settore fertilizzanti in particolare.