Adesso, forse anche a causa della vacanza del dicastero affidato ad interim al presidente del consiglio, continuano a passare i giorni ed i registri continuano ad essere "congelati" al 29 settembre 2017.
Dal punto di vista pratico, un fabbricante che ha presentato domanda tra il 29 settembre ed il 22 dicembre dello scorso anno, può già commercializzare fertilizzanti che non necessitano di iscrizione ai registri, ad esempio tutti i concimi Ce come l'urea, il nitrato ammonico, i perfosfati, il cloruro di potassio oppure i composti NPK.
L'allegato 14 del Dlgs 75/2010 stabilisce, infatti, che il fabbricante può immettere sul mercato i fertilizzanti solo dopo la pubblicazione sul registro o, comunque, dopo 90 giorni dalla data di richiesta d'iscrizione.
Il vero problema è, al contrario, per i fertilizzanti che richiedono la registrazione (i concimi Ce per agricoltura biologica e tutti i fertilizzanti normati dal Dlgs 75/2010), in questo caso, purtroppo, non c'è la "regola" dei 90 giorni e si deve necessariamente aspettare la pubblicazione sul registro con relativa assegnazione del numero di registrazione. Potrebbe accadere, infatti, che il Mipaaf non accetti la domanda d'iscrizione del singolo fertilizzante per motivi di varia natura, come è stato ampiamente descritto anche nell'articolo "Il Mipaaf rigetta decine di richieste di iscrizione".
Ad essere quindi completamente bloccati non sono solo i nuovi fabbricanti che, senza numero di registrazione assegnato, non possono iscrivere i loro prodotti ma anche tutti quei fabbricanti che, in vista della stagione 2018, hanno ideato nuovi fertilizzanti e ne hanno presentato regolare richiesta d'iscrizione a partire dai primi giorni di ottobre 2017.
A cascata, il danno commerciale si ripercuote sull'intera catena distributiva, finanche sugli utilizzatori finali che si vedono privati di qualche centinaia di prodotti, non certo innovativi dal punto di vista normativo ma sicuramente a completamento di una gamma oppure adatti a soddisfare le esigenze di una specifica coltura.
In tale contesto di disfatta generale di un sistema non solo affossato dalla burocrazia ma anche obsoleto dal punto di vista informatico, gli operatori sono forse ancor più indignati dalla solerzia dimostrata quando c'è da colpire l'attività imprenditoriale. Oltre ai già citati rigetti di richieste d'iscrizione, buona parte dei quali si sono rivelati privi di fondamento in quanto causati da un buco informatico del portale gestito dal Sian, ha colpito la rapidità con cui il ministero ha deciso, con qualche mese di anticipo, di cancellare oltre 250 concimi consentiti in agricoltura biologica.
In quell'occasione, senza nemmeno attendere la data di applicazione (marzo 2018) di un'assurda norma, già ad inizio ottobre scorso, sparirono dal registro tutti i concimi consentiti in agricoltura biologica contenenti molibdato di ammonio. L'eccesso di zelo ha impedito a decine di fabbricanti di terminare la campagna autunnale che, a rigor di legge, era loro diritto completare senza subire danni.
Non sappiamo chi sarà il prossimo ministro dell'Agricoltura né crediamo che lo sapremo a breve, addirittura temiamo che i temi legati ai mezzi tecnici saranno all'ultimo punto della sua agenda. Tutto questo mentre fertilizzanti e fitosanitari, biocidi e sementi avrebbero bisogno di veder risolti problemi vecchi e nuovi.
E intanto passerà un'altra primavera.