“Saremo i primi in Europa – ha dichiarato il ministro Martina – a sperimentare un’assicurazione sui ricavi per i produttori di grano. Si tratta di uno strumento concreto di tutela del reddito per gli agricoltori e risponde in maniera più efficace all’esigenza di proteggere le aziende rispetto al passato. È uno strumento sperimentale nel quale vogliamo investire – ha aggiunto - e per questo abbiamo stanziato 10 milioni di euro che serviranno ad agevolare la sottoscrizione da parte dei nostri agricoltori”.
La polizza sui ricavi, per garantire i cerealicoltori dalle fluttuazioni dei prezzi di mercato del grano, è l’ultimo dei provvedimenti previsti dal Piano cerealicolo nazionale, e giunge dopo l’investimento di 10 milioni di euro sui contratti di filiera e la presentazione a Bruxelles del progetto di etichetta per la pasta alimentare, volta a proteggere la produzione di grano duro italiano – 4 milioni di tonnellate – e offrire al consumatore la possibilità di scegliere cosa acquistare, vista la vasta offerta dei pastifici italiani: 3,4 milioni di tonnellate pasta per un valore della produzione di 4,6 miliardi di euro, un export da 2 miliardi.
La nuova polizza sui ricavi può essere sottoscritta da un produttore agricolo, pagando un premio alle assicurazioni che viene coperto per il 65% dall’agevolazione del ministero. Nel caso il ricavo scenda del 20% rispetto alla media triennale del ricavo per ettaro, l’agricoltore riceverà dalla compagnia assicurativa un indennizzo per la perdita di reddito.
Per avviare la sperimentazione è prevista anche la riassicurazione di Ismea, in modo da offrire alle compagnie assicurative una forma di protezione da eventuali perdite in questa prima fase di lancio delle polizze. Questa polizza è aggiuntiva rispetto alle garanzie tradizionali contro le avversità meteo come gelo, siccità alluvione o eccesso di neve, grandine o sbalzi termici.
Facendo un esempio concreto rispetto ai prezzi registrati quest’anno, per un’azienda foggiana di 10 ettari il risarcimento per perdita ricavo sarebbe stato pari a 3.720 euro, ottenuto dalla differenza tra la media triennale dei ricavi di 11.295 euro e l’introito effettivo del 2016 pari a 7.575 euro.
“In particolare in una produzione come quella cerealicola, esposta a fluttuazioni di mercato e all’influenza di variabili internazionali, diventa fondamentale che le imprese possano programmare meglio la produzione e avere un meccanismo di protezione in caso di crollo del prezzo – sottolinea Martina, che ricorda - lo abbiamo visto quest’anno quando le quotazioni sono scese fino a 18 centesimi al chilo, un prezzo che non consente nemmeno di recuperare i costi di produzione”.