La ricerca genetica vegetale italiana è a rischio paralisi se il Ddl di ratifica ed esecuzione del Protocollo di Nagoya non dovesse escludere dal regime di applicazione le risorse genetiche vegetali per l’alimentazione e l’agricoltura (Rgvaa). A lanciare l’allarme è Assosementi, l’associazione che riunisce le aziende sementiere italiane, in occasione del workshop “Il Protocollo di Nagoya e le risorse genetiche: accesso, utilizzo e ripartizione dei benefici” tenutosi ieri a Padova e promosso dal ministero dell’Ambiente.  Nel position paper pubblicato ieri, le 170 aziende sementiere italiane aderenti ad Assosementi chiedono che nel Ddl di ratifica in corso di predisposizione venga riconosciuto un regime differenziato per tutte le Rgvaa, garantendo una loro integrale esclusione dal regime del Protocollo di Nagoya, fatta eccezione per quelle aventi una utilizzazione non agricola.
 
Il Protocollo di Nagoya riconosce la natura speciale e il ruolo fondamentale per l’alimentazione umana e la sicurezza alimentare delle risorse genetiche vegetali e per questo demanda agli Stati membri la decisione di riconoscere un eventuale regime speciale alle Rgvaa. Risulta infatti particolarmente complicato, e suscettibile di interpretazioni errate, stabilire un confine netto tra donatori e riceventi, in quanto ciascuna risorsa genetica è, al tempo stesso un prodotto finale e un passaggio intermedio, in un lungo processo di domesticazione e di miglioramento delle specie coltivate. Il Ddl sembra però muoversi in senso opposto, non prevedendo tale possibilità, in contrasto con i medesimi principi contenuti anche nel Trattato Fao cui l’Italia aderisce dal 2004, che riconosce il libero accesso alle Rgvaa.
 
Una mancata differenziazione delle Rgvaa dalle altre risorse genetiche - ha dichiarato Guido Dall’Ara, presidente di Assosementi – creerebbe poi una totale incertezza dal punto di vista legale, data dal sovrapporsi di competenze tra il ministro dell’Ambiente (Autorità nazionale per l’implementazione del Protocollo di Nagoya) e il ministero per le Politiche agricole, che già da tempo è la figura competente per l’applicazione delle Rgvaa del Trattato Fao. Un quadro operativo eccessivamente complesso porterebbe a un aumento della burocrazia tale da disincentivare qualsiasi stimolo all’innovazione e alla ricerca da parte delle piccole e medie imprese italiane”.
 
È fondamentale ricordare che il miglioramento genetico vegetale ha l’obiettivo di dare risposte al mondo agricolo, creando nuove varietà in grado di esprimere crescenti livelli di produttività, salubrità e rusticità, cercando di adattarsi ai cambiamenti climatici - ha aggiunto Dall’Ara -. La messa a punto di una qualsiasi novità vegetale è un processo lungo e laborioso per il quale l’industria sementiera investe cospicue risorse, pari mediamente al 12-16% del loro fatturato”.
 
Limitare il libero accesso alle risorse genetiche, creare situazioni di ambiguità e inutili pastoie burocratiche non favorisce certamente la creazione di innovazione e lo sviluppo competitivo del nostro sistema produttivo” ha concluso Dall’Ara.
 
Il position paper completo è disponibile QUI