L'agricoltura guadagna consenso nell'opinione pubblica, almeno in Italia, e tanto offre la necessaria agibilità politica per chiedere ed ottenere politiche di sostegno al settore che migliorino le reali condizioni di vita e di lavoro degli agricoltori. E il mondo politico non deve temere di dire no al taglio della Pac post 2027, proposto dalla Commissione Ue e rispetto al quale si registra il secco no dell'Europarlamento, mentre l'avversario da battere è l'esercito degli tecnocrati, che - privi di una visione politica - sono il vero ostacolo al prospettarsi di un'Europa protagonista nel nuovo mondo: dove la globalizzazione non è stata fermata, ma viaggia sui nuovi binari della politica di potenza, con i principali player mondiali che hanno già scelto di utilizzare l'agricoltura come potente leva geopolitica. E l'Italia ha molto da difendere: un settore agroalimentare che oggi vale 707 miliardi di euro, con 4 milioni di occupati e un record di export di oltre 69 miliardi nel 2024.

 

Sembra essere questo il messaggio che proviene dal 23° Forum Internazionale dell'Alimentazione organizzato da Coldiretti con la collaborazione dello studio The European House - Ambrosetti, a Roma, al Casino dell'Aurora Pallavicini di Palazzo Rospigliosi e che ha preso il via ieri, 14 ottobre 2025.

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L'introduzione di Gesmundo

Il segretario generale della Coldiretti, Vincenzo Gesmundo, nell'aprire i lavori ieri ha fra l'altro detto: "Non è accettabile che sette agricoltori su dieci in Europa abbiano perso il senso del futuro. La politica deve ritrovare la fiducia della gente". Ha infine ribadito che "una società che si chiude in visioni contrapposte smarrisce la speranza e la direzione del futuro". Un invito quindi a mediare e a ritrovare le ragioni di una politica forte e capace di sostenere il settore agricolo e alimentare.

 

Il rapporto Censis-Coldiretti

Ma se spesso il mondo politico ha lamentato la paura di perdere consenso nel sostenere azioni molto onerose a vantaggio dei produttori, a sostegno della tesi prospettata da Coldiretti viene diffuso un sondaggio, tratto dal rapporto Coldiretti-Censis "Mangiare bene, malgrado tutto": dinanzi all'impatto di guerre e dazi sulle abitudini di tutti i giorni, gli italiani fanno propria l'idea di sovranità alimentare, con il 79% che considera l'autosufficienza nella produzione di cibo una priorità strategica per il Paese, come l'energia, per garantire la fornitura di prodotti in quantità adeguata e a prezzi sostenibili.

 

Una prova, secondo l'establishment di Coldiretti, che oggi i tempi sono maturi per riconoscere fino in fondo un ruolo strategico al settore primario e della trasformazione agroalimentare. Questa consapevolezza popolare della necessità di sviluppare a fondo il concetto di sovranità alimentare è indotta, secondo il rapporto Coldiretti-Censis, dal ritorno della politica di potenza e della geopolitica, che stanno sostituendo la cooperazione multilaterale con logiche di forza e protezione economica. In questo scenario, la questione dei dazi diventa simbolo di un nuovo ordine mondiale: non più strumento per regolare la globalizzazione, ma mezzo per ridistribuire la ricchezza attraverso il potere politico, rafforzando le aree considerate "amiche" e isolando le altre.

 

Ma la sovranità alimentare non è solo una risposta a crisi eccezionali, diventa un modello italiano capace di offrire cibo sicuro e di qualità, in linea con le aspettative dei cittadini. Secondo il rapporto Coldiretti-Censis, occorre quindi evitare l'accesso ai mercati nostrani di prodotti che non rispettano gli stessi standard di sicurezza e sostenibilità, approfittando di questo gap per abbattere i prezzi, come nel caso di quegli accordi commerciali che non prevedono il principio di reciprocità delle regole, ad esempio il Mercosur o il Ceta. E non a caso l'88% degli italiani, secondo il rapporto Coldiretti-Censis, ritiene che ai prodotti importati debbano essere applicati gli stessi standard sanitari e ambientali del made in Italy.

 

Crosetto: "Agricoltori garanzia di pace"

Tra gli interventi a sostegno di una visione che individui il settore agricolo e il concetto di sovranità alimentare quali pilastri di una nuova politica, c'è quello del ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha aperto il confronto dedicato alla geopolitica e ai nuovi equilibri economici globali, sottolineando come i conflitti internazionali abbiano un impatto diretto sulla vita quotidiana e sull'economia reale. "Una crisi in Medio Oriente o in Ucraina non è più lontana: arriva sulle nostre tavole, nei costi dell'energia, nelle difficoltà degli agricoltori e delle famiglie" ha detto il ministro.
Crosetto ha ribadito la necessità di garantire un clima di stabilità globale: "La sicurezza è come l'aria, ci accorgiamo della sua importanza solo quando manca. Un mondo più sicuro significa un mondo in cui anche chi lavora la terra può vivere meglio". Un endorsement sul concetto di sovranità alimentare e di politiche agricole favorevoli agli agricoltori non da poco e che declina il concetto di sicurezza alimentare dentro uno più ampio di sicurezza e stabilità geopolitica.

 

Renzi:  "Il problema dell'Europa sono i tecnocrati"

Il senatore Matteo Renzi - introducendo il tema delle politiche comunitarie - ha messo in guardia sul rischio di un'Europa dominata dalla burocrazia e priva di visione politica. "Se la politica in Europa abdica di fronte alla tecnocrazia, siamo destinati a fallire", ha dichiarato. Renzi ha poi evidenziato il passaggio da un mondo ordinato a un disordine globale e la necessità di recuperare il ruolo della politica nel governo della globalizzazione. "Non possiamo fermare la globalizzazione - ha concluso - ma dobbiamo governarla, perché senza politica non si va da nessuna parte".

 

Prandini: "Mai una Pac che riduca risorse"

Le conclusioni del presidente di Coldiretti, Ettore Prandini puntano dritte sulla Politica Agricola Comune prospettata dalla Commissione Ue e che indebolisce il settore. Il presidente di Coldiretti, ringraziando il ministro per gli Affari Europei Tommaso Foti per l'impegno preso a difesa della Pac in uno degli interventi della giornata, ribadisce: "non accetteremo mai che vengano ridotte le risorse destinate alla Pac. Non è una questione egoistica, ma una scelta strategica. Non possiamo permettere che l'Europa arretri mentre Cina, India, Brasile e Stati Uniti investono nell'agricoltura come strumento geopolitico".

 

"Delegare il cofinanziamento ai singoli Stati membri significa smontare la Pac e creare disuguaglianze - ha sottolineato Prandini -, i Paesi meno indebitati potranno spendere di più, gli altri resteranno indietro. Il risultato sarebbe un'Europa agricola frammentata, che invece di competere con il mondo finirebbe per farsi concorrenza interna. È una visione miope e sbagliata, che nasce dal distacco della burocrazia europea dai settori produttivi reali".

 

Su tutto Prandini sottolinea il contributo degli ospiti: "Voglio ribadire un concetto che è emerso con forza oggi: la politica deve tornare a essere protagonista. Noi saremo sempre al fianco della politica, con rispetto delle istituzioni e spirito costruttivo, ma continueremo a denunciare le distorsioni di un'Europa governata dai burocrati invece che dalle idee".