L'attuale Politica Agricola Comune (Pac) ci terrà compagnia ancora per almeno due anni, ma già si sta discutendo a Bruxelles della nuova programmazione, che inizierà nel 2028 (a meno di proroghe dell'attuale) e che dovrebbe concludersi nel 2034.

 

Il 16 luglio scorso, infatti, la Commissione Europea ha fatto la sua proposta di Quadro Finanziario Pluriennale. Si tratta, in parole povere, del budget che l'Unione Europea avrà a disposizione nei sette anni tra il 2028 e il 2034. Un budget che, è bene ricordarlo, viene fornito dagli Stati membri e che torna, attraverso varie politiche, per circa il 50% sul territorio.

 

Ebbene, la presentazione del nuovo budget pluriennale è stata l'occasione per anticipare la nuova visione della Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen per quanto riguarda la Pac, che è la principale politica comune finanziata dal bilancio europeo.

 

Prima di vedere i principali punti è bene dire che quella avanzata dalla Commissione Ue è solo una proposta, che poi andrà votata da tutti i Governi europei e dal Parlamento Ue. Si tratta quindi di una materia che nei prossimi mesi potrebbe essere modificata, anche radicalmente.

 

"Ci vorrà almeno un anno e mezzo di dibattito tra Parlamento e Consiglio e dunque i margini di miglioramento sono ampi. L'importante è che il mondo agricolo faccia sentire la propria voce", ci spiega Angelo Frascarelli, docente presso l'Università degli Studi di Perugia che da anni studia questa materia.

 

Posto dunque che quella avanzata è solo una proposta della Commissione Ue, vediamo ora quali sono le sei principali novità emerse dai documenti diffusi dall'Esecutivo comunitario.

 

Uno: taglio dei fondi

La prima cosa da dire è che ci sono meno soldi. I fondi per l'agricoltura passano infatti dai 386 miliardi di euro dell'attuale programmazione ai 295 della prossima. Un calo del 24% circa, che arriva a sfiorare il 30% se si tiene in considerazione anche l'effetto erosivo dell'inflazione.

 

Per gli agricoltori non si tratta certo di un buon segnale e infatti tutte le associazioni hanno protestato. Anche perché, nello stesso budget, si stanziano circa 150 miliardi per la difesa e 200 miliardi per la politica estera.

 

"Questa proposta rispecchia il cambio di priorità che sta vivendo l'Europa, alle prese con il conflitto tra Russia e Ucraina, la gestione dell'immigrazione, la sfida commerciale con gli Stati Uniti e la corsa allo sviluppo tecnologico", sottolinea Frascarelli. "Se nel Dopoguerra la produzione di cibo era la priorità, oggi non lo è più, se non nell'ottica della sostenibilità ambientale e della competitività".

 

Due: agricoltura, una politica tra le tante

Se oggi l'agricoltura rappresenta uno dei pilastri della politica europea, nella nuova visione entrerà in un grande calderone, insieme ad altre politiche, come la coesione, le politiche sociali, la gestione delle frontiere e altre ancora. A questo nuovo pilastro, chiamato Piano di Partenariato Nazionale e Regionale, è assegnato un budget di 865 miliardi (di cui 295, un terzo, destinati alla Pac).

 

"Ma ogni Stato ha un margine di flessibilità e potrà quindi decidere di allocare più risorse ad una politica piuttosto che ad un'altra", sottolinea Frascarelli. "A Bruxelles hanno stabilito che 295 è il budget minimo per la Pac, ma poi ogni Governo ha il potere, all'interno di un perimetro di flessibilità ben definito, di aumentarlo. Si potrebbe dunque evitare quel taglio di fondi che oggi è stato previsto".

 

Tre: addio divisione in due pilastri

Oggi i fondi della Pac vengono distribuiti attraverso due canali: i pagamenti diretti, ricevuti direttamente da Bruxelles, e lo sviluppo rurale, gestito a livello regionale. All'interno del Primo pilastro ci sono il sostegno al reddito (pagato secondo i Titoli), i pagamenti accoppiati, il sostegno ai giovani, gli Ecoschemi, eccetera. Nel Secondo pilastro, invece, tutti gli interventi decisi dalle singole regioni per sostenere l'agricoltura locale (comprese le Misure Agroambientali).

 

Nella nuova visione questa struttura viene eliminata e ogni Stato Ue avrà la libertà di definire le proprie misure per raggiungere i target stabiliti a livello Ue. Si lavorerà quindi su obiettivi, come con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Questo dovrebbe portare ad una maggiore semplificazione e ad un utilizzo più efficiente delle risorse (secondo Bruxelles).

 

"Certamente ai Governi viene data molta più libertà di disegnare la politica agricola sulle esigenze dei propri territori. La speranza è che si arrivi ad un sistema snello, che risponda realmente alle esigenze degli agricoltori", sottolinea Angelo Frascarelli.

 

Quattro: pensionati e giovani 

A partire dal 2032 sarà introdotta l'esclusione dei pensionati dal sostegno diretto. Il motivo è che un "sostegno al reddito" perde di senso se un reddito (da pensione) l'agricoltore lo ha già, anche se basso. Dunque, in un momento di tagli si è deciso di non sostenere più gli agricoltori pensionati.

 

Al contempo, è stato previsto l'obbligo per gli Stati di predisporre una strategia per il ricambio generazionale con il 6% del budget riservato alle nuove leve. Inoltre sarà rafforzato il ruolo dell'agricoltore attivo, l'unico che avrà diritto ad accedere ai fondi. Infine, sarà previsto un regime semplificato con un pagamento forfettario di 3mila euro per i piccoli agricoltori (e una esenzione dai controlli fino a 10 ettari).

 

Cinque: meno differenze nei pagamenti diretti

La Commissione Europea ha proposto un nuovo approccio che stabilisce importi minimi e massimi, rendendo i pagamenti sulla base delle superfici più uniformi tra gli Stati membri. In sintesi, chi oggi prende più di 20mila euro all'anno dovrebbe veder scendere tale cifra progressivamente, con un tetto massimo di 100mila euro ad azienda all'anno. Si dovrà dire addio anche alla distribuzione dei fondi tramite Titoli, poiché si passerà a superficie.

 

"I Titoli erano uno strumento anacronistico che in gran parte dell'Europa era già stato abbandonato da tempo perché manteneva delle disuguaglianze ingiustificate tra gli agricoltori. Con il nuovo sistema invece si cerca di andare verso una distribuzione più equa delle risorse", specifica Frascarelli.

 

Sei: alta l'attenzione sulla sostenibilità

L'attuale Pac ha messo al centro il tema della sostenibilità ambientale, suscitando non pochi malumori tra le imprese agricole. Con la Pac 2028-2034 questi temi restano centrali, anche se cambiano forma. Le regole della condizionalità ambientale saranno decise da ogni Stato membro, sulla base di obiettivi comuni a livello europeo.

 

È inoltre previsto un aiuto forfettario fino a 200mila euro per sostenere la transizione ecologica. Spariscono gli Ecoschemi, che si fondono con le Misure Agroambientali. "Questo non significa che la nuova Pac punterà meno sull'ambiente, anzi, la sostenibilità sarà centrale, ma sarà ogni Stato a definire le misure più adatte", conclude Angelo Frascarelli. "Inoltre avere tutte le misure ambientali sotto un unico cappello eliminerà le sovrapposizioni e i problemi di rendicontazione che stiamo vivendo ancora oggi".

 

Per approfondire le tematiche connesse alla Pac puoi leggere la serie di articoli che abbiamo pubblicato e visitare il sito dedicato al progetto CAP4Agroinnovation - Agrifood Edition.