Le bulbose primaverili segnano in modo inequivocabile il passaggio dall'inverno alla stagione in cui la natura si risveglia e si manifesta con una moltitudine di colori e con il verde delicato delle prime foglie che fanno capolino dalle gemme delle piante. 
I tulipani sono senz'altro uno degli emblemi della ridente primavera (quando non ci piombano addosso rovinosi temporali…).

 

Un po' di storia

Quali sono le origini dei tulipani? La maggior parte delle specie proviene dai Paesi Bassi, ciononostante la pianta è originaria dell'Asia centrale. L'introduzione di tulipani in Olanda avviene nel diciassettesimo secolo grazie al botanico Carolus Clusius che piantò i primi bulbi nei suoi giardini a Leida. Si narra che i vicini di Carolus rubarono alcuni bulbi dai suoi campi e fu così che i tulipani divennero presto popolari, non solo in Olanda ma in tutta Europa.

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Ben presto il tulipano divenne simbolo di ostentata ricchezza, fondamentalmente grazie alle sue inspiegabili e irripetibili variazioni, sia nei colori che nelle forme. Ciò ha favorito la sua rapida diffusione in tutta Europa e oltreoceano, diventando ovunque una componente importante dei giardini coloniali, simboleggiando la prosperità e l'abbondanza; si tenga conto che, ai tempi, i bulbi di tulipano spuntavano prezzi da capogiro (mentre oggi sono alla portata di tutti), per cui la loro presenza nei giardini era un chiaro segno dell'elevato ceto sociale dei proprietari.

 

La diffusione del tulipano ha avuto un impatto culturale significativo a livello globale. In Turchia, per esempio, i tulipani sono stati a lungo venerati, tanto da ispirare un'intera epoca artistica, nota come l'"Era dei tulipani".
In Giappone, la fioritura annuale dei tulipani è celebrata con festival colorati (non però a livello dei ciliegi in fiore che sono un emblema nazionale).
 Anche in India i tulipani hanno trovato un posto nella cultura locale, con giardini dedicati a questi fiori. 

 

I tulipani nell'arte e nella cultura popolare

I tulipani sono stati un soggetto popolare nella pittura fin dal loro arrivo in Europa. Durante il periodo Barocco, artisti come Rembrandt e Vermeer spesso dipingevano tulipani, simboleggiando la ricchezza e la transitorietà della vita.

Questi fiori erano particolarmente comuni nelle nature morte, dove erano rappresentati nella loro piena gloria, evidenziando la loro bellezza effimera.

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A parte l'Olanda che ospita uno dei più grandi giardini di tulipani del mondo, detto "Giardino d'Europa", città come Istanbul e Ottawa ospitano annualmente festival dei tulipani.

 

I fiori screziati? Un regalo…del virus

La varietà infinita di colorazione di fiori, oltre a quanto provvede Madre Natura, è frutto di un intenso e continuativo lavoro di selezione ed incroci da parte di vivaisti e genetisti esperti.

 

Ma c'è un altro e inconsueto aspetto molto interessante: le "screziature" dei fiori, note anche come "rottura di colore", in alcuni casi sono generate da virus che provocano una distribuzione alterata dei pigmenti cromatici dei petali (essenzialmente antociani); attraverso gli incroci si stabilizzano poi le varietà. Infatti, già nel diciassettesimo secolo, in Olanda, i tulipani screziati e fiammati avevano un enorme valore, al punto che un singolo bulbo poteva costare persino l'equivalente di 2mila euro attuali.

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Ecco perché non tutti potevano permettersi i tulipani nei propri giardini. E diciamo anche che, per una volta, abbiamo incontrato dei virus buoni, amici…

 

Simbologia del tulipano

Donare un tulipano cinque secoli fa significava dunque regalare una fortuna.
Oggi non è più così e tutti possiamo regalare un mazzo di tulipani a coloro a cui vogliamo bene: i tulipani rossi rappresentano l'amore, mentre i bianchi esprimono la purezza e i viola la lealtà; in questi casi un colore unico, senza screziature, acquista un significato particolare.

 

Godiamoci dunque questi fiori unici primaverili, ben sapendo che la Natura ogni anno succede a se stessa con le regole di sempre e ci regala colori, aromi, profumi…e ossigeno per 365 giorni (più 1 negli anni bisestili).

 

A cura di Alberto Vanzo, Associazione Pubblici Giardini, Delegazione Piemonte e Valle d'Aosta

 

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