La siccità sta mettendo progressivamente alle corde il settore agricolo del Nord Italia e si espande chiaramente verso Sud, complici le temperature record - fenomeni certificati dal Cnr Osservatorio sulla Siccità. E l'Anbi, l'Associazione tra i consorzi di bonifica e irrigazione, preme perché sia dichiarato al più presto lo stato di emergenza, per coordinare gli interventi di soccorso e dare una regia unitaria alla destinazione d'uso della poca acqua che c'è. Eppure il Governo frena e prende tempo: prospettando difficoltà nella costruzione delle stesse misure da adottare; intanto i giorni passano e la situazione nelle campagne del piano padano si fa sempre più complicata.

 

Le dichiarazioni di Curcio e Patuanelli

Il Governo, per sua stessa ammissione non delibererà lo stato di emergenza prima di due settimane. Questa la sostanza delle dichiarazioni pubbliche rese dal capo della Protezione Civile Nazionale Fabrizio Curcio nella prima mattinata del 27 giugno scorso, e ad oggi non smentite. E c'è da crederci, visto che è la stessa Protezione Civile in queste ore a tenere le fila della complessa serie consultazioni preventive, necessaria a stendere la bozza di Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, lo strumento giuridico necessario a deliberare lo stato di emergenza: evidentemente Curcio conosce i tempi della macchina burocratica.

 

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Quasi in contemporanea il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli - sempre il 27 giugno - aveva affermato: "C'è una necessità di razionalizzazione dell'utilizzo dell'acqua consapevole e anche diversificato, individuando le priorità; priorità che la legge già individua in modo chiaro: prima gli usi civili, poi l'abbeveraggio degli animali, quindi l'agricoltura e dopo l'industria", aggiungendo: "Stiamo costruendo un quadro chiaro rispetto allo stato d'emergenza per individuare quali sono i criteri di accesso allo stato d'emergenza, anche se è evidente che il fatto che continua a non piovere è di per sé l'emergenza, con la consapevolezza che non sarà soltanto la decretazione di emergenza a risolvere il problema".

 

Pochi gli strumenti di intervento e "va portato a livello centrale, con un tavolo di coordinamento, tutto il quadro delle decisioni per evitare che vi siano tra settori diversi e tra zone diverse del Paese guerre sull'uso dell'acqua".

 

La replica dell'Anbi

E non si fa attendere la replica dell'Anbi, l'Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue.

"Giorno dopo giorno si allarga il dramma per campagne arse dalla siccità in un momento fondamentale del processo colturale. Per questo, chiediamo al Governo di accelerare la decisione su una scelta che, permanendo le attuali condizioni climatiche, appare ineludibile: la creazione di una Cabina di Regia per la Gestione delle Risorse Idriche sotto il coordinamento della Protezione Civile". A ribadirlo ieri - 28 giugno 2022 - è Francesco Vincenzi, presidente Anbi, mentre le ruspe continuano ad essere le protagoniste della lotta contro il tempo (anche meteorologico), ingaggiata dai consorzi di bonifica ed irrigazione per salvare le infrastrutture e i raccolti.

 

Ruspe per salvare le idrovore e i raccolti

È così a Boretto, nel Reggiano, dove ogni giorno mezzi meccanici del Consorzio di Bonifica dell'Emilia Centrale sono all'opera per evitare l'insabbiamento delle pompe idrovore, nonostante il Fiume Po sia ai minimi storici; è un'opera continua, che aggrava i bilanci dell'Ente, che già registra spese non preventivate per 150mila euro, che rischiano di ricadere su consorziati già penalizzati nel reddito agricolo.

 

Ruspe in azione anche nella toscana Valdichiana, dove la diga di Montedoglio rimane un prezioso serbatoio d'acqua di qualità e l'impegno principale è aumentare le reti irrigue per ottimizzarne l'uso a servizio dell'economia rurale, evitando qualsiasi spreco e riducendo gli attingimenti da corsi d'acqua superficiali o dal sottosuolo.

 

"In questa fase storica, dove l'emergenza idrica ha allarmanti conseguenze sull'agricoltura e non solo, noi siamo in cantiere per la posa delle tubazioni di un nuovo distretto irriguo, in comune di Castiglion Fiorentino. Qualche tempo fa avevamo annunciato il completamento del progetto; a pochi mesi di distanza, siamo riusciti ad avviare il cantiere per la realizzazione dell'infrastruttura. Si tratta di un'opera particolarmente attesa in una zona dove prevalgono produzioni vivaistiche, colture floricole ed orticole di pregio" evidenzia Serena Stefani, presidente del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno.

 

"È la prova del lungimirante lavoro anche di prospettiva, che gli enti consorziali stanno portando avanti in tutta Italia e che vorremmo esteso all'amministrazione pubblica ad ogni livello - commenta il presidente Anbi -. Il nostro impegno spazia dallo sviluppo delle progettazioni alla ricerca dei finanziamenti necessari per dare forma alle reti idriche. In questo caso si è riusciti ad intercettare le risorse messe a disposizione dal Piano di Sviluppo Rurale della Regione Toscana".

 

"L'intervento - spiega Lorella Marzilli, ingegnere del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno - prevede la creazione di una rete di distribuzione irrigua, che interessa una superficie di 200 ettari. Lungo la rete saranno posizionate camere di manovra per alloggiare le apparecchiature necessarie alle operazioni di gestione e monitoraggio dei parametri idraulici principali; sarà inoltre dotata di un sistema di telecontrollo, che ne consentirà la gestione in tempo reale e lungo il suo sviluppo verranno posizionati 17 punti di consegna". I lavori dovrebbero essere completati entro l'autunno inverno per consentire alle imprese del territorio di aprire le condotte già dalla prossima stagione irrigua.

 

In Calabria, invece, nel territorio di San Giovanni in Fiore, il lavoro delle ruspe ha finalmente comportato l'inaugurazione della diga Re di Sole, il cui invaso fornirà acqua a circa 1.000 ettari e potrebbe produrre energia idroelettrica. La messa in esercizio arriva a distanza di ben 32 anni dalla conclusione dei lavori. Progettata alla fine degli anni '50 per consentire l'approvvigionamento idrico di gran parte dei terreni agricoli della Sila (in località Serrisi, Germano ed Olivaro), ma anche delle popolazioni dell'alto Crotonese, la diga venne completata alla fine degli anni '80, ma non entrò mai in funzione.

 

"È l'autogoverno dei consorzi di bonifica calabresi a permettere che un invaso destinato a rimanere un'incompiuta cattedrale nel deserto possa oggi essere un fiore all'occhiello dell'intera provincia cosentina. Dal Sud al Nord Italia siamo impegnati a dare risposte concrete al territorio; come confermeremo anche in occasione della nostra Assemblea Nazionale (5 e 6 luglio prossimi, a Roma), abbiamo centinaia di progetti cantierabili, che migliorerebbero la resilienza delle comunità ai cambiamenti climatici. Noi possiamo solo metterli a disposizione del Paese e della sua classe politica" conclude Massimo Gargano, direttore generale di Anbi.