Soltanto metà degli italiani pensa alla sostenibilità quando acquista prodotti alimentari. Ma non arriva neanche alla metà chi è disposto a pagare qualcosa in più pur di avere un prodotto di qualità e allo stesso tempo sostenibile.

E' questo quello che emerge da uno studio del Centro studi di Nomisma, presentato nel corso di un evento online dedicato al contributo della filiera agroalimentare "Verso Cop26", rispetto agli obiettivi di neutralità climatica.

A guardare nel dettaglio però - viene messo in evidenza - qualche elemento di cambiamento si intravede: oltre la metà degli italiani racconta di aver comprato prodotti di una marca diversa rispetto al solito perché il packaging e gli imballaggi erano ritenuti più sostenibili. Quindi, stando alla ricerca, la sensibilità sui temi ambientali è diffusa nelle parole ma non nei fatti: anzi in astratta risulta "molto elevata" se l'87% degli italiani è convinto che la situazione ambientale del Pianeta sia molto grave, e se sette italiani su dieci sono convinti di poter fare molto per l'ambiente.

In base ai risultati della ricerca di Nomisma, per i consumatori del nostro Paese un prodotto è sostenibile per il metodo di produzione (per il 33%), per il packaging (sempre per il 33%), e per l'origine e la filiera (per il 21%); solo il 9% guarda anche a elementi più ampi del processo, come la responsabilità etica e sociale. Nei comportamenti le cose però cambiano: il 52% degli italiani adotta con regolarità comportamenti di acquisto sostenibili, e solo il 46% è disposto a pagare qualcosa di più per comprare un prodotto alimentare più verde.

A guidare le scelte alimentari dei cittadini italiani è soprattutto la convenienza (per il 41%), l'italianità dei prodotti (per il 40%), e soltanto alla fine arriva la sostenibilità (per il 32%). Su un punto però resta alta l'attenzione: sull'imballaggio, con il 57% che dichiara di aver comprato nel 2021 prodotti di una marca diversa da quella abituale per via di un packaging più rispettoso dell'ambiente; tanto che gli imballaggi green orientano la scelta dei prodotti per il 28% degli italiani, ed è la prima delle cose attese dall'industria agroalimentare (per il 47%).

Partendo da temi concreti, si è cercato poi di valutare che tipo di contributo le aziende della filiera agroalimentare possono offrire per il raggiungimento dei target dell'Agenda sullo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e degli obiettivi di neutralità climatica al 2030 e al 2050.