Leonardo di Gioia ieri, in conferenza stampa a Bari ha confermato le sue dimissioni da assessore all’Agricoltura della Regione Puglia e ha reso note le motivazioni della sua decisione. In pratica, il dissidio con il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, all’origine delle dimissioni dello scorso gennaio, è in realtà continuato, toccando vari punti: dall’eccessivo protagonismo del presidente Emiliano, culminato pochi giorni fa con la nomina dei vertici dell’Agenzia della Regione Puglia per l’irrigazione e la forestazione che si occupa di eseguire i monitoraggi per la Xyella fastidiosa, fino a questioni ben più vicine agli interessi degli agricoltori pugliesi: come la storia della revoca del nuovo bando da 35 milioni del Programma di sviluppo rurale Puglia 2014-2020 sulla sottomisura 4.1ASostegno ad investimenti delle aziende agricole” chiesta dal presidente Emiliano, ma avversata proprio da di Gioia, che lo aveva invece lanciato verso la fine dello scorso maggio.
 

Le dichiarazioni di di Gioia

“Io sono contrario a revocare il nuovo bando – ha detto ieri in conferenza stampa di Gioia - il presidente è favorevole. Preferisco perdere i consensi e fare ciò che è giusto”.

Di Gioia, che ha augurato al suo successore di poter godere “di pieni poteri”, e che potrebbe essere il consigliere di maggioranza Donato Pentassuglia, esce di scena: “Con la consapevolezza di chi ha cercato di modificare questo sistema agricolo ed anche di bonificarlo, ma serve legittimazione e forza politica. Questa te la dà la maggioranza. Una maggioranza dove molti fanno distinguo su fatti identitari e ideologici, mentre il presidente ha questo modo di giocare le sue partite a tutto campo. Per me non ci sono più le condizioni per poter lavorare”.

Con riferimento al coordinamento degli assessori regionali all’Agricoltura nella Conferenza Stato Regioni ha riferito: “Non perderemo il coordinamento delle Regioni”. E infine – ricordando quanto fatto per la Xylella e le gelate sul Decreto emergenze e smentendo alcune voci circolate su di lui negli ultimi mesi rispetto al suo futuro politico - ha detto: ”Ho lavorato con Centinaio non già ammiccando alla Lega, ma per ottenere per la nostra regione il massimo delle opportunità”.
 

I numeri di scenario del Psr Puglia

Con di Gioia ormai fuori gioco, la delega in mano al presidente Emiliano, ed un futuro assessore ancora da nominare, resta da capire come la Puglia intenderà giocare la complessa partita del Psr 2014-2020. Questi i numeri di scenario: oltre 171,4 milioni del Fondo europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale segnalati da Agea coordinamento con gli avanzamenti di spesa al 30 aprile 2019 a rischio disimpegno automatico se non spesi entro il 31 dicembre 2019; una spesa pubblica complessiva necessaria entro fine anno per non perderli di oltre 283,3 milioni, il tutto mentre si consuma la paralisi delle misure strutturali, dove, secondo Coldiretti Puglia, sarebbero a rischio circa 70 milioni.

Ma la velocità di spesa è bassa: se Agea registra una spesa complessiva cumulata al 30 aprile di 326,7 milioni di euro, il 20,21% di avanzamento, secondo Regione Puglia al 7 giugno la spesa arriva a 332 milioni: appena 5,3 milioni in più in oltre 2 mesi. In questo scenario vanno incastonate non solo le dimissioni dell'assessore di Gioia, ma le ormai prossime uscite di scena per scadenza del mandato e pensionamento rispettivamente del direttore generale del Dipartimento agricoltura, Gianluca Nardone, e dell'autorità di gestione del Psr, Luca Limongelli.

Una situazione rappresentata ieri in audizione al Consiglio regionale della Puglia e che fa dire al presidente di Confagricoltura Puglia, Luca Lazzàro: "E' stata certificata in audizione, nella commissione Attività produttive del Consiglio regionale, la tragedia politico-amministrativa e quindi economico sociale in cui si trova la Puglia, a causa mancata attuazione del Psr. Siamo su una barca senza nessuno al timone - afferma ancora Lazzàro - che si avvicina celermente alla scogliera. Presidente e maggioranza di governo devono prendere le dovute decisioni ed essere consequenziali. Non si può continuare a nicchiare o pensare di utilizzare l'agricoltura per la prossima campagna elettorale".
 

Psr, tra fondi in arrivo per la Xylella e le misure bloccate

L'ammonimento del presidente di Confagricoltura Puglia e la metafora marinaresca della barca senza timoniere che rischia di schiantarsi contro la scogliera appare ancora più calzante se si pensa che il Psr Puglia, oggi inceppato nei suoi meccanismi burocratici e di spesa, dovrà gestire anche i 30 milioni di euro per gli olivicoltori dell’area infetta da Xylella fastidiosa e non soggetta alle restrizioni della zona di contenimento, in arrivo entro il 2019 dal Comitato interministeriale per la programmazione economica sul Fondo sviluppo e coesione e per i quali è atteso un ultimo provvedimento del Mipaaft.
Inoltre, grazie alla legge 44/2019 sono attesi tra 2020 e 2021 altri 300 milioni dal Fsc, che potrebbero avere in gran parte come collettore di spesa sempre le misure del Psr Puglia, programma a più riprese citato dal Piano d'intervento per i territori colpiti da Xyella, messo a punto dal ministro Gian Marco Centinaio e contenuto nel Decreto ministeriale 12 febbraio 2019.

Ed a sottolineare il rischio ai primi di giugno ci aveva pensato anche il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, che con riferimento alla misura 4.1C per gli investimenti delle imprese olivicole dell’area infetta, segnalava: “Neppure con il Psr si è riuscito ad aiutare gli olivicoltori dell’area infetta da Xylella, con 536 aziende finanziabili con il bando per la ricostituzione del patrimonio olivicolo che, dopo mesi di istruttoria, non hanno ricevuto ancora un euro di sostegno per cavilli, incroci con multe elevate dai Carabinieri Forestali e ogni altro intoppo burocratico, di cui in Puglia ormai facciamo collezione. Tutto serve a non fare: il funzionamento a singhiozzo del portale e i sofismi burocratici, il bando per le strutture di trasformazione, frantoi cooperativi, aziendali e industriali: altri 50 milioni di euro tuttora inutilizzati”.

Restano ancora bloccati poi i premi per i giovani agricoltori e gli aiuti per gli agriturismi, ancora in attesa di un pronunciamento giudiziario. Secondo un recente calcolo di Coldiretti, solo con i primi bandi, restano fermi 188 milioni di euro per i giovani e oltre 250 milioni di euro per gli investimenti: 438 milioni in tutto, pari al 27% delle risorse del programma.
 

La paralisi della sottomisura 4.1A tra vecchio e nuovo bando

Il 5 aprile scorso, come riportato anche da Agronotizie, il Tar Puglia aveva formalmente sbloccato il bando della sottomisura 4.1A soggetto ai ricorsi, che erano stati tutti respinti, grazie alla capacità dell’assessorato di adeguarsi all’ordinanza sanante dello stesso Tar Puglia che nel settembre 2018 era intervenuto e che consentiva di compilare le graduatorie con le quali spendere 120 milioni di euro, un bel contributo per evitare il disimpegno automatico sul 2019.

Ma come evidenziato ieri da una lettera congiunta di Federazione regionale degli Ordini dei dottori agronomi e dei dottori forestali della Puglia, Coordinamento regionale dei periti agrari e dei periti agrari laureati della Puglia e Federazione regionale degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati della Puglia, sul vecchio bando – in caso di decreti di pagamento emanati dall’Autorità di gestione - pesa la possibilità di una raffica di ricorsi al Consiglio di Stato da parte delle aziende escluse dalle graduatoria sulla base delle correzioni fatte da Regione Puglia conseguenti l’ordinanza dello scorso autunno e confermate della sentenza di merito del Tar, che ha annullato i ricorsi.

Non a caso, a fine maggio esce il nuovo bando sulla sottomisura 4.1A, depurato dalle incongruità contestate in sede giudiziaria, e che dà precedenza ai progetti cantierabili e che teoricamente consente di recuperare soldi anche sul vecchio bando, per il quale si temono i ricorsi al Consiglio di stato.

“La logica vorrebbe che il nuovo bando fosse portato avanti ed ultimato in tutte le sue fasi procedurali, ma purtroppo le notizie che giungono vanno in direzione totalmente opposta e vale a dire verso un annullamento dello stesso, fortemente sollecitato del presidente Emiliano – ricordano Rosario Centonze, Ettore Zucaro e Gian Marco Lucarelli, rispettivamente a capo - in Puglia - dell’Ordine degli agronomi, del Coordinamento dei periti agrari e della Federazione degli agrotecnici.

“Gran parte delle associazioni di categoria sta chiedendo di andare verso l’annullamento del nuovo bando, per poter riversare le risorse su quello bloccato in sede giudiziaria – scrivono Ordine professionale, Coordinamento Periti e Federazione Agrotecnici - Come dire, non bastano 120 milioni di euro bloccati… blocchiamone altri 35. Le motivazioni di tale scellerato indirizzo ci sono sconosciute e di certo non possono essere quelle palesate di una spesa rapida, grazie allo scorrimento della graduatoria esistente”.

Inoltre sottolineano: “Spendere rapidamente sul vecchio bando è, infatti, impossibile, in quanto ai nuovi beneficiari dovranno essere concessi sei mesi per produrre la documentazione necessaria, così come ne sono stati concessi sei, in precedenza, alle ditte in graduatoria utile”. Insomma un pasticcio sul piano tecnico, rispetto al quale occorre lucidità politica e sul quel Ordine, Coordinamento e Federazione non ci stanno ad avallare “Una situazione già fortemente compromessa e di forte depressione, ad andare incontro all’ulteriore perdita di altri 35 milioni di euro”.