L'agroalimentare italiano vale 205 miliardi e rappresenta il 12% del Pil, con 1,3 milioni di addetti, in aumento del 33,3% in cinque anni,  il numero degli occupati tra agricoltura e industria alimentare è infatti passato da 980mila a 1,3 milioni, che diventa molto più elevato se si considerano anche gli addetti della distribuzione commerciale e tutto il settore della ristorazione.
Una filiera che ha saputo meglio di altri ristrutturarsi nel post-crisi - scrive Coldiretti in una nota -, ridisegnando la sua composizione interna e potenziando la propria capacità sia produttiva sia di creare nuove opportunità lavorative. A dimostrazione di questo anche il boom registrato dalle esportazioni agroalimentari che dal 2008 ad oggi sono salite da 23,6 miliardi a 41,8 miliardi di euro, con un aumento record del 47,8% (contro il +16,5% del totale dell'economia), una crescita che continua, sottolinea Coldiretti: nel gennaio 2019, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente il valore delle esportazioni della filiera è pari a 3,1 miliardi, segnando +3,6% rispetto al gennaio del 2018, mentre il totale economia fa +2,2%.

Questi i dati presentati al primo Forum dell'agroalimentare italiano nell'ambito di Tuttofood a Fiera Milano, organizzato da Filiera Italia e Coldiretti. In occasione dell'evento "Da Expo a Tuttofood: Milano porta del cibo italiano verso il mondo" si è tenuta una tavola rotonda per presentare lo studio Censis "Il valore della filiera italiana del cibo": le imprese agricole rappresentate dall'organizzazione agricola e i principali marchi dell'industria alimentare nazionale, hanno presentato al presidente del Consiglio Conte una realtà da primato del made in Italy nel mondo e le aspettative che il settore ha per il futuro.

"Abbiamo chiesto con una voce sola al presidente Conte di mettere la filiera del cibo al centro delle priorità politiche del paese - ha affermato Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia - di difenderla a livello internazionale da dazi e false imitazioni, di adottare politiche premianti anche di carattere fiscale per chi produce in Italia usando prodotti agricoli nazionali, di completare il percorso sulla trasparenza di origine in etichetta".
 

Il dopo Expo, Milano "porta" del made in Italy verso il mondo

La partnership tra Filiera Italia e Fiere di Milano punta a sostenere Milano come porta del cibo italiano verso il mondo, ha l'obiettivo di promuovere e valorizzare un modello di sviluppo unico e distintivo e una strategia unitaria di internazionalizzazione.
"Abbiamo ripreso il testimone lasciato da Expo con il suo slogan 'no farmers no party' per sostenere il nuovo protagonismo delle imprese agricole che rappresentano il vero valore aggiunto del sistema agroalimentare nazionale - ha affermato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini -. Con Filiera Italia abbiamo promosso una realtà innovativa legata da un tessuto valoriale che rinvia alla tutela dell'origine, alla difesa del patrimonio agroalimentare, alla sostenibilità, all'equità negli scambi e nel mercato".

Un veicolo potentissimo - scrive Coldiretti in una nota - per accelerare l'affermazione del vero made in Italy agroalimentare nel mondo che va difeso in Italia ed in Europa dove la battaglia è quella della difesa delle risorse per l'agricoltura, a partire dalla Pac, l'obbligo dell'origine in etichetta per fermare la concorrenza sleale dei prodotti stranieri spacciati per Italiani, la revisione degli accordi di libero scambio e la definizione di standard produttivi uguali per tutti in modo che tutti i prodotti sugli scaffali europei rispettino le stesse norme in termini ambientali, di sicurezza alimentare e di rispetto delle norme sul lavoro.

Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, ha aggiunto: "Con l'eredità di Expo è sempre più riconosciuto a livello globale che la filiera italiana del cibo viene considerata il modello ideale per vincere la sfida alimentare del futuro a livello globale. Fare filiera vuol dire avere commitment pluriennali e trasparenti tra industria e produzione agricola, vuol dire raccontare insieme sui mercati mondiali il vero storytelling delle nostre eccellenze alimentari, vuol dire fare insieme battaglie senza se e senza ma per la massima trasparenza in etichetta e dei processi produttivi, contrastare chiunque sfrutti l'Italian sounding per rubare valore e identità".
 

Agropirateria, una battaglia da combattere uniti

L'agropirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano all'Italia per alimenti taroccati è una delle battaglie che sta più a cuore a Prandini e Scordamaglia che hanno presentato al presidente del Consiglio un cesto con i prodotti del falso made in Italy a tavola scovati nei diversi continenti. Il riconoscimento di Coldiretti e Filiera Italia per l'impegno alla difesa della proprietà intellettuale. Secondo i dati riportati da Coldiretti, il valore del falso made in Italy agroalimentare nel mondo è salito ad oltre 100 miliardi con un aumento record del 70% nel corso dell'ultimo decennio e, oggi, due prodotti di tipo italiano su tre venduti nel mondo sono falsi, con il fenomeno dell'italian sounding che colpisce in misura diversa tutti i prodotti e riguarda tutti i continenti.

"Il decreto crescita - riferiscono Coldiretti e Filiera Italia - prevede per la prima volta agevolazioni pari al 50% delle spese sostenute dai Consorzi che operano sui mercati esteri per tutelare legalmente l'originalità del made in Italy e combattere i falsi. Ma sarà anche agevolata l'attività di promozione dell'export di prodotti di qualità per consentire di informare adeguatamente i consumatori esteri sulle vere produzioni nazionali, come è accaduto in Qatar dove il premier ha presenziato all'inaugurazione del nuovo spazio dedicato ai prodotti a marchio Fai 'Firmato dagli agricoltori italiani' promosso da Coldiretti nei supermercati arabi grazie alla collaborazione con 'Lulu group' , una delle principali catene di distribuzione che opera in 31 paesi situati in Asia, Stati Uniti, Europa e Medio Oriente".
 

L'export e la minaccia dei dazi

In testa alla classifica dei prodotti agroalimentari made in Italy più esportati si piazza il vino, con un valore di 6,2 miliardi e una crescita del 56,9% si legge in una nota di Coldiretti -, ma spiccano anche i risultati ottenuti nel decennio da prodotti italiani come gli agrumi (+89,5%), latte e formaggi (+82,3%), carni e salumi (+70,2%).

I principali paesi di destinazione dei prodotti italiani sono la Germania (6,9 miliardi di euro, +25,6% dal 2008), la Francia (4,7 miliardi di euro, +44,4%), gli Stati Uniti (4,1 miliardi di euro, +73,9%), il Regno Unito (3,4 miliardi di euro, +30,2%), la Spagna (1,6 miliardi di euro, +32,7%), la Svizzera (1,5 miliardi di euro, +28,1%).
 
C'è tanta fame di Italia all'estero e, paradossalmente, questo ha fatto proliferare le imitazioni low cost, ma non è il solo motivo. L'esplosione di falso made in Italy è dovuta anche alle guerre commerciali scaturite dalle tensioni politiche, come l'embargo russo. Ora c'è preoccupazione per l'avvio ufficiale della procedura per far scattare i dazi Usa nei confronti dell'Unione europea con la richiesta alle parti interessate di partecipare ad una consultazione pubblica fissata dal Dipartimento del Commercio statunitense, Ustr, scaduta il 6 maggio. Una mossa concreta che segue la minaccia di Trump che mettere i dazi sui prodotti europei con la pubblicazione di una black list dei prodotti europei da colpire per un importo complessivo di 11 miliardi di dollari che comprende anche importanti prodotti agroalimentari di interesse nazionale come i vini tra i quali il Prosecco e il Marsala, formaggi, ma anche l'olio di oliva, gli agrumi, l'uva, le marmellate, i succhi di frutta, l'acqua e i superalcolici tra gli alimentari e le bevande colpite. Con i dazi aumenterebbero i prezzi dei prodotti italiani sul mercato americano e sarebbero più competitive le falsificazioni ottenute sul territorio statunitense e quelle provenienti da paesi non colpiti dalle misure di Trump.
 

Una filiera più unita

"Per affermare i prodotti originali occorre superare l'attuale frammentazione e dispersione delle risorse per la promozione del vero made in Italy all'estero puntando a un'Agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo sul modello della francese Sopexa e investire sulle Ambasciate, introducendo nella valutazione principi legati al numero dei contratti commerciali - ha evidenziato il presidente di Coldiretti Prandini -. Un impegno importante a sostegno soprattutto delle piccole e medie imprese agricole e alimentari che esportano in misura crescente. Mentre a livello nazionaleha ricordato Prandini – servono trasporti efficienti sulla linea ferroviaria e snodi aeroportuali per le merci che ci permetta di portare i nostri prodotti rapidamente da Nord a Sud del paese e poi in ogni angolo d'Europa e del mondo".

Il consigliere delegato di Filiera Italia Scordamaglia ha aggiunto: "Il modello di filiera giocherà sempre più un ruolo essenziale nel futuro dell'internazionalizzazione del settore. Perché le nostre eccellenze alimentari siano realmente riconosciute come tali a livello globale, non basta far conoscere la loro qualità e sicurezza ma bisogna raccontarne la storia, fatta indissolubilmente anche di territori e sapiente mix di innovazione sostenibile e sapienza antica, uno storytelling che solo la filiera intera può realizzare. Inoltre l'aggregazione in filiera può rendere possibile l'accesso ai mercati più lontani anche alle tante Pmi che da sole farebbero fatica ad arrivare. Insomma la filiera deve diventare per oi settore come una grande portaerei che consente a tanti piccoli aerei di conquistare mercati lontani grazie alla eccezionale ed ineguagliabile qualità, messa finalmente a sistema".