Nel primo incontro, tenutosi all'Hotel Molino Rosso di Imola, il tema centrale è stato, come anticipato, il settore lattiero-caseario, a seguito della vicenda sarda che ha tenuto banco in questi primi mesi del 2019. A condurre i lavori Angelo Frascarelli, professore di economia e politica agraria dell'Università di Perugia, mentre ad aprire i lavori è stato Francesco Casula, direttore di Arborea, realtà cooperativa di eccellenza nel panorama sardo.
"Come cooperativa abbiamo un ruolo fondamentale verso i nostri soci che producono latte bovino – ha sottolineato Casula – Ci siamo voluti differenziare rispetto alle altre realtà sarde sviluppando inoltre brand per il latte e per gli altri prodotti di derivazione. La nostra competitività sta nell'aver diversificato l'offerta della nostra gamma di prodotti puntando anche ai mercati esteri, perché in Italia la spesa per i consumi alimentari scende, mentre aumenta molto nei nuovi mercati, soprattutto in Asia. Siamo aperti con una filiale a Shanghai perché in Cina stiamo lavorando molto bene grazie a un piano di marketing efficace".
"Il fulcro del problema nella vicenda del latto di pecora sardo si deve ricercare nella struttura del sistema che lo supporta – ha continuato Casula – Il latte in questione è destinato a una produzione monoprodotto, il pecorino romano, destinato a un unico mercato, quello americano. Monoprodotto, unico mercato di sbocco. Non è stata adottata alcuna strategia di diversificazione e quindi nessuna diversificazione del rischio. Per questo è scoppiata questa crisi, che si presenta a fasi alterne e crea un danno di immagine e reputazionale non da poco".
Gabriele Chiodini, dell'Università di Perugia, ha poi spiegato il programma per il controllo della produzione del Consorzio del Grana Padano, esempio di eccellenza per prodotto e garanzia di redditività per le latterie e i caseifici soci.
"Il Consorzio si occupa del monitoraggio dei centri di produzione e dei progetti di commercializzazione e valorizzazione del prodotto – ha spiegato – è il Consorzio che pone un punto di equilibrio nella produzione, con un meccanismo incentivante che premia chi rimane all'interno della soglia posta e penalizza chi invece supera il livello di equilibrio. Per il 2019 la produzione è posta a circa 4,6 milioni di forme".
All'incontro presente anche Michele Falzella, direttore generale dal giugno 2018 di Latteria Soresina, la realtà cooperativa più grande della galassia Grana Padano. "Il nostro è uno dei poli produttivi più importanti del Consorzio – ha ricordato il direttore – siamo costituiti da 200 soci con aziende di medie-grande dimensioni, per una produzione totale annua di circa 500mila tonnellate di latte e un fatturato complessivo di 370milioni di euro, grazie non solo al trend positivo di questi anni del Grana Padano, ma anche grazie all'apporto degli altri prodotti di derivazione. Stiamo garantendo buone remunerazioni ai nostri soci anche grazie all'importante quota di vendita sui mercati esteri, anche sul mercato nordamericano. Il Ceta può avere dei difetti, ma è un accordo che sta spingendo le nostre vendite. La nostra forza sta nella capacità di lavorare insieme, sotto un indirizzo chiaro e preciso del Consorzio di tutela che oltre a farsi carico di un piano di marketing e pubblicità importante, opera anche da mediatore fra soci piccoli e soci grandi, per trovare la quadra a livello produttivo".
Importante anche l'esperienza della Latteria San Pietro, di cui è presidente Stefano Pezzini. "Il piano produttivo del Consorzio gioca un ruolo fondamentale – ha ricordato – anche se poi alle aziende socie viene dato ampio margine di operatività. Continuiamo a monitorare con grande attenzione al mercato, perché per noi certamente è importante guardare al presente ma il mercato e gli investimenti ci impongono di guardare in prospettiva".